GIORNO 4
L'aria
è tesa, ma io di più. Le condizioni ci sono, il sole anche. La via è
là, ma il tempo scarseggia. Non parlo molto, poichè dovete sapere, sono
campione del mondo di QUASI. Più di una volta l'emozione e la tensione
nel cercare di mettere la cigliegina sulla torta, nel rendere tutto
perfetto, mi hanno giocato brutti scherzi. Cadere davanti alla catena è
l'emblema di questa mia capacità. Ma questa volta non posso farmi
prendere dall'emozione, non ora, non qui, non questa via. Basta pensare.
Mi scaldo. Guardo l'orologio. Devo tentare. Mi avvio verso la seconda
grotta, e so benissimo che la troverò ancora all'ombra. Le prese saranno
un pò bagnate, le condizioni sfavorevoli. Ma non ho il tempo di
aspettare il sole. O così, o niente. Cerco di non pensarci mentre mi
metto le scarpette. Scendo dall'alto ed eccomi sotto la via, ancora una
volta.
Sembra un duello western, c'è silenzio. Gli
altri mi motivano, mi fanno il tifo, mi rassicurano, ma lo sanno loro e
lo so io, che ho tempo per un solo tentativo. Uno soltanto. La tensione
mi attanaglia la gola. DEVO farcela.
Poi parto, e tutto sparisce.
Andrea la chiama "la bolla". E' quello che devi fare con la testa nel deep water soloing. Una bolla protettiva. Le paure, le tensioni, i pensieri, fuori.
La bolla è leggera, e sale, sale sempre più.
Solo per un attimo, mi rendo conto d'essere di nuovo fuori dal lancio. L'ho fatto un pò fa, a stento lo ricordo. Adesso, riposo.
La bolla non ha peso.
La bolla sale.
Rovescio. Tranquillo. Prendi fiato, e fai questo lancio.
La bolla si richiude, e taglia tutto fuori.
E' priva di peso, e se la stringi, ti porta su, come un palloncino, una piccola mongolfiera.
E così, il lancio non è più un lancio, la fatica non è più fatica, le prese scorrono sotto i miei occhi, e alla fine, "puf", eccomi in cima, in piedi. Sotto di me, Bandito, un sogno divenuto realtà.
Come da tradizione, respiro, e poi, con un salto, giù.
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