GIORNO 3
E' il sole a buttar
fuori dalle tende, dai sacchi a pelo e dalle capanne improvvisate con
bastoni ed asciugamani l'esercito di arrampicatori di Mallorca, che uno
ad uno, ancora sbadiglianti, si recano sulla spiaggia, chi per un tuffo,
chi per una nuotata, un pò di sleck line, chi per prendere il sole e
chi semplicemente per cercare i propri colleghi, persi chissà quando la
sera prima.
Così io Andre e Simo ci ritroviamo, e se non
fosse per la consapevolezza che dietro a quell'angolo c'è un mondo di
roccia, scogliere perfette e linee mozzafiato a provare, sembrerebbe
davvero una vacanza all'insegna del fancazzismo da spiaggia.
Un
panino, una nuotata e poi via, pronti, già con le scarpette ai piedi e
la magnesite liquida seccata nelle mani. Riprende il gioco. Decisamente
più disinvolti, scendiamo, risaliamo, traversiamo e saliamo di nuovo. E'
tempo di alzare la posta. L'obiettivo era quello di portarsi a casa
quest'oggi, "TRANSEXUAL", 7b, bellissima linea che parte come
Metrosexual ma che questa volta traversa basso sotto il muro col buco ed
esce a destra, su una serie di bombè, il primo bianco ed il secondo
grigio, dove sta quel famosissimo lancio finale a circa 15 metri che
rende la via una pietra miliare.
(Metterei una bella
foto della linea qui, ma sinceramente ho paura a cliccare transexual su
google. La foto di prima andrà benissimo, un pò di immaginazione!)
Mi
attivo, e sebbene la via sia ancora in ombra nella seconda grotta,
decido di attaccarla lo stesso. Troppa voglia! Le prese sono bagnate,
dato che il sole ancora non ha asciugato via il salmastro da questo
fantastico calcare a buchi. Ma vado. Sono un pò freddo forse, ma non mi
interessa, voglio scalarla! Salgo a vista, e perdo un pò di tempo per
trovare le prese giuste, le sequenze giuste... procedo, ma lento. Dopo
qualche difficoltà eccomi al riposo finale, tra il bombè bianco e quello
grigio. So cosa mi aspetta, e sebbene io sia di molto acciaiato, cerco
di rimanere concentrato. A momenti il rovescio di riposo mi scivola via
dalle mani, proprio mentre recupero. Tempo di partire, o sarà troppo
tardi. Sta volta il tifo lo sento, ma poi parto, prendo il buchetto,
aggancio la punta, accoppio, scarrello i piedi...intermedio, alzo i
piedi. Intrevedo la presa su cui devo planare, e mi stupisco. E'
veramente un lancio vero! Salto con tutta la mia forza nonostante le
braccia pulsanti, perdo i piedi ma le mie dita sono già dentro al buco,
anche se...o no! L'ho presa male! Le dita non vanno affondo ma si sono
accavallate sul bordo! Cerco di sistemare i piedi ma lì capisco, che non
c'era più niente da fare. Era giunto il momento, di cadere.
In
un attimo la roccia scompare dalle mie mani, la grotta si allontana.
Adesso guardo giù, l'acuqua si avvicina...proprio come avevo visto fare,
un urlo, un paio di bracciate in aria e..... SPLASH.
Riemergo,
nuoto e raggiungo i miei compari appollaiati ai lati della grotta,
ancora in preda alle risate, e mi unisco a loro, anch'io ridendo
divertito. Che figata! Più esaltati che mai, ce ne torniamo alla prima
grotta, questa in pieno sole, asciutta, dove si trova la linea che
Andrea aveva puntato il giorno prima. Si tratta di una prua leggermente
strapiombante rossa ed arancione di 7a, costellata di una serie di
biditi e tacche leggermente svase. Una placca in fin dei conti.
Deciso
nel tentativo a vista nonostante la stanchezza accumulata nei due
giorni passati, eccolo lanciarsi all'avventura. Scala lento, prudente,
preciso. Si vede che è concentrato e che non sta minimamente sentendo me
e Simone urlare a squarciagola, tifando per lui. Alla fine, senza
troppi problemi se ne esce in cima, fregandosene dell'altezza nonostante
la tensione che aveva accumulato pensando a quel momento, quando ancora
era con i piedi a terra.
E così, motivandoci l'un l'altro, rieccoci attaccare l'ennesima via, ancora e ancora, finchè non viene sera.
Ancora
una volta il tramonto mi porta fortuna, quando decido di ritentare la
via trofeo e riesco a scalarla sta volta tranquillamente, spenzolando
qua e là provocando la roccia e l'acqua sotto di me.
Sembrava
tutto finito, soddisfacente. Anche oggi ci eravamo portati a casa un
bel trofeo a testa, ed anche qualche altra bella linea a vista. Ma c'era
ancora luce, c'era ancora roccia, c'era ancora voglia. La forma fisica
era quel che era, dopo una giornata di deep water, e allora perchè non
mettere le mani sulla torta più bella?
Ricordo di aver visto la linea di "Bandito"
per la prima volta in un contenuto speciale del film King Lines, di
Chris Sharma. Al tempo era data 8a, adesso 7c. Mi aveva impressionato
la bellezza delle linea, e l'eleganza con cui il corpo veniva sputato via dalla roccia
in quel lancio. Il movimento perfetto. Il caricamento, schiacciato
contro questo tetto di calcare, il salto nel vuoto verso quel banchetto
che si vede uscire in fuori. Poi la bandiera, i piedi che arrivano
all'altezza delle mani, ed è lì che si capisce se passerai, oppure se
cadrai. Nel primo caso i piedi rientrano all'interno, e si rimane
sospesi a mezz'aria, indecisi su come procedere. Chi viene silurato
invece, chi non ha il permesso di salire Bandito, verrà scalciato via
all'istante, ed attererà in acqua di lato, battendo le costole.
Capita molto spesso di vedere passare scalatori bagnati, che si tengono il costato, doloranti.
"Bandito eh?"
"...yeah...so close...."
Avevo memorizzato bene la sequenza ben prima di venire a Mallorca. Non avevo scuse. Non più.
Parto
col mio primo tentativo su Bandito, intenzionato a non farmi fregare da
quel lancio. Per mia fortuna il cruz è subito all'inizio, questo è un
bene per le mie braccia, ancora stanche dalle mille vie scalate in due
giorni. Il tempo di concentrarmi e sono già là, a guardare la banchetta.
Sono praticamente a testa in giù, e so che serve tutta la coordinazione
del mondo per prenderla bene e non schiantarmi nell'acqua. Basta
pensare. Sparo.
I piedi si staccano, come la forza
centrifuga vuole, ma la mano afferra quella banchetta, e non la lascia.
Controllo la bandiera, e dopo qualche istante capisco di averla tenuta.
Sono salvo. Ma non c'è tempo per esultare, la banchetta c'è ma l'ho
presa male, non duererò molto qui penzolante. Devo risistemarla
immediatamente o cadrò! Dopo qualcuno di quei momenti che sembrano non
finire mai, il corpo non tiene, ed infine, eccomi a squazzare verso la
base, con il sorriso di chi accetta una sfida.
Aspetto
giusto quei 5 minuti affinchè le mani siano asciutte, pronte per l'uso
della magnesite, e riattacco la via. Questa volta, il lancio è perfetto,
e non perdo tempo. In un attimo su i piedi, e via. Ad improvvisare sul
traverso che mi porterà al riposo a metà via e poi a quello finale. La
via finisce sul 7b, quindi per portarmela a casa devo per forza
riuiscire di nuovo in quel lancio. Non posso sbagliare, non riuscirò mai
a tornare qui oggi! Riposo, riposo. Poi avanzo, verso il rovescio
finale. Sto bene, posso farcela.
Parlo alla mia testa, cercando di tranquillizzarla. Sento l'emozione farmi tremare i piedi, le gambe. No. Rimani concentrato. Non puoi cadere ora.
Poi
parto, per quell'ultimo passo, quel lancio su cui avevo visto cadere
più di una persona che era riuscita a passare dal boulder sottostante,
quello del lancio. Non è ancora detto, ma vedi di farlo cazzo!
Di nuovo, aggancio, accoppio, scarrello. Lancio, ed il buco lo prendo. Perdo i piedi, e lì, faccio la cazzata.
Sono zuppi d'acqua ancora, e potrebbero scivolare, così, non li
rimetto. Rilancio con la sinistra senza piedi, e manco la presa di un
centrimetro. Cado giù e sta volta, sembra non finire mai quella caduta.
Merda. Sono un idiota.
SPLASH.
Un
pò amareggiato, me ne torno al campo base, sapendo che c'è ancora un
giorno a disposizione, anzi mezzo, dato che la consegna del Bolide e
della casa era prevista per le 16 del giorno dopo. Chiudo gli occhi
quella sera sapendo di avere una mattina a disposizione per giocare bene
le mie carte, e rendere tutto perfetto. Sono carico, deciso. Domani sarà mia.
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