21.10.12

Mallorca #2

CALA BARQUéS


La mattina dopo tutto sarebbe stato pronto per Cala Barquès, il celebre paradiso del deep water solo, immortalato più volte in ogni documentazione di Mallorca. Un paradiso fatto di roccia arancione e bianca, strapiombi, tetti, tufas, buchi, incastri, il tutto in un contesto decisamente caraibico: acqua azzurra che sembra una piscina, pesci colorati, sabbia bianca, sole.

Parcheggiato il Bolide sopra la scogliera in meno di 20 minuti siamo già in spiaggia, che sarebbe stata la nostra casa per i successivi 3 giorni. Subito ci è chiara l'atmosfera.



Giriamo l'angolo, ed eccolo qua. Il paradiso del deep water solo, Cala Barquès.


Ci sediamo sul bordo della scogliera, e guardiamo la grotta sotto i nostri piedi penzolanti. Ci sono linee dal 6b all'8a, con un picco massimo di 16 metri di altezza. Per accedere alle linee le opzioni sono due: tuffo con nuotata fino all'attacco, oppure scendere da una via di 5° e fare campo base in una nicchia alla base della grotta, raggiungendo l'attacco della via desiderata con una serie di traversi. Vediamo scalatori di ogni tipo e provenienza arrampicare tranquilli, altri un pò meno, altri ancora vibrare, al limite. Chi scala su vie easy per scaldarsi, chi tenta il proprio progetto. C'è chi sale, c'è chi scende, ed infine c'è CHI CADE:

 tre o quattro bracciate nell'aria, qualche calcio volante, un urlo, ed infine, quell'inconfondibili SPLASH, seguito dagli applausi di tutti i presenti.

Sappiamo che le cadute fanno parte del gioco, anche quelle brutte, ma per il momento sembra tutto ok. Nessun ferito e nessu caduto, infondo oggi il mare è perfetto. Mi giro e vedo Andrea correre verso il bordo della scogliera. Ha già addosso scarpette e magnesite e cazzo, inizia a scendere dal 5°.Eccolo raggiungere la piccola cengia appena sopra il pelo dell'acuqua. In mezzo ad altri scalatori come lui appollaiati qua e là, in attesa del via libera, o semplicemente del momento giusto per andare. Dopo poco, vedo Andrea affrontare lo strapiombo, un bellissimo 6b. E' facile ok, ma vederlo scalare mi da i brividi. "Cazzo, lo sta facendo davvero!" Sembra tranquillo, concentrato. Io e Simo facciamo il tifo fino a che non se ne sbuca di nuovo in cima alla scogliera, saltellante. Cazzo devo farlo anche io!!

Scendo dal 5° e capisco che qui è decisamente un'altra storia. Ben più difficile rompere il ghiaccio partendo dall'alto di quei 16 metri. Mi accorgo che le mie mani stringono le enormi clessidre manco fossero le ultime prese da tirare nella vita. Poco dopo, eccomi appolaiato anche io. Sopra la mia testa c'è una grotta intera, e sotto, una piscina azzurra sembra dirmi "tranquillo, non succede niente se cadi". Me ne rendo conto e sono già a metà della via, e del mare sotto, me ne frega niente.

Penso a scalare, a salire, a giocare. Mi concentro sul movimento, sulla roccia. La interpreto, la sfido e lei sfida me. E' una sensazione incredibile. Un mix di concentrazione, adrenalina, emozione. Tutto attorno a me sparisce. Sparisce l'altezza, spariscono gli osservatori, il tifo, l'acuqua...sparisco io stesso.

Ancora qualche passo ed eccomi scollettare. Sono in cima, e ne voglio ancora. PArlo con gli altri e siamo d'accordo, è ufficiale. La paura di cadere è rimasta in aereo.

Quella giornata ci avrebbe regalato diverse soddisfazioni. Qualche 7a, 7b a vista rendono tutto sempre più elettrizante, ma non è il grado che ci interessa, ma l'insaziabile voglia di farne un'altra di via, dura, facile od insignificante che fosse. Una droga.

Il trofeo del giorno per me sarebbe stato "Metrosexual" 7a+ a vista, nella seconda grotta.


La linea partiva da sinistra, e traversava sotto il muro più compatto ed evidente, passando per la colata arancione attraverso i buconi, per poi uiscire dritto. Estasi: la roccia era arancione fuoco color del tramonto, la gente cominciava a rientrare in branda, dando a tutto un'aria più intima. Attacco la via, salendo come sempre pensando solo a scalare. Non penso ad una eventuale caduta (mi scivola un piede, sbaglio la sezione, mi emoziono e semplicemente vengo giù), ma concentrato salgo, gioco e mi diverto come non so descrivere. Un viaggio. Unico, puro, bellissimo. E' tutto fottutamente perfetto, ed alla fine, eccomi qua, in piedi, in cima.

"Tirati!!!!" gridano quei due.

E mi lancio.

Ancora ne stavamo parlando la sera, alla luce di una luna piena, passeggiando sulla scogliera. Si vedeva il fondale anche di notte, tanto era limpida l'acuqua e chiara la luce del satellitone.

Quella sera avremo dormnito sulla spiaggia, precisamente nella pineta adiacente, o meglio: Andrea e Simone ci avrebbero provato, solamente io però ci sarei riuscito, e pure russando, seppur sprovvisto di materassino!

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