21.10.12

Mallorca #0

Questo articolo è il più lungo che abbia mai scritto, per questo l'ho diviso in 6 post, in modo da rendere la lettura un pò più comoda. A destra trovate l'elenco. Chi riesce a leggerli tutti vince un mappamondo!

IL VIAGGIO


Il mio viaggio a Mallorca è iniziato così: una panchina spigolosa, un grosso zaino zeppo di roba, una bottiglietta d'acqua, un panino, e un bel pò di ore davanti, anche se in realtà già ne avevo alle spalle. In tutto le ore di viaggio sarebbero state 20 e mezza, ma questo io ancora non lo sapevo. Tutto sommato, andava ancora bene:

Mi sarei comodamente risvegliato da quella panchina, con la mia bottiglietta, il mio panino e si spera anche lo zaino verso le ore 05.30, mi sarei diretto all'imbarco, avrei fatto la fila, avrei fatto in controlli, mi avrebbero fermato almeno un paio di volte (non so perchè, TUTTE le volte c'è qualcosa che non va nel mio bagaglio), ed alla fine, mi sarei preso quell'aereo. Sarei arrivato a Palma alle 08.20, Andrea mi avrebbe recuperato in macchina, e saremo andati a scalare. Tutto liscio. Sveglia fissata, sono le 23.00. Avvolgo il giubbotto  dietro la nuca ad imitare una sorta di cuscino. Le luci al neon sono forti, ma gli occhi sono chiusi. Tutto sommato, va bene. Buonanotte.

Decido che la panchina mi ha rotto le palle alle 00.15 circa. E' tutto inutile, infondo lo sapevo dall'inizio che mai sarei riuscito a dormire su quello scomodissimo ammasso di ferro, seduto con la schiena piantata nel ferro, con quelle luci al neon piantate in faccia. Abbandono il mio nido, preparandomi all'idea che forse ad un mio eventuale ritorno, sarebbe stato occupato. Fanculo, corro il rischio.

Vago per l'aeroporto un pò sonnambulo, e tanto lo so, sarà una lunghissima nottata di merda. La testa mi ronza, gli occhi sono stanchi, il tutto sfumato. DEVO DORMIRE, ma dove? Per un attimo il panico si fa sentire, poi la vedo. La panchina perfetta. Lì è possibile sdraiarsi, perchè a differenza delle altre, lei non ha quei maledetti braccioli in ferro. Le luci sono persino soffuse, e soprattutto, è libera. Il fatto che sia parte di un'istallazione di arte contemporanea non mi inibisce. Io non sono un critico d'arte, sono on topo di falesia! Tutto è perfetto, la posizione, il cuscino improvvisato....gli occhi si chiudono. In culo l'arte penso, mentre mi addormento.

Mi sveglio e guardo l'orologio. Sono le 04.00. Meglio che nulla. Decido che però, ormai per dormire non è più cosa. Un giusto modo per temporeggiare è quel che mi serve. Colazione al bar. Finisco la mia brioche ed il mio succo, e sono già in fila. Sono le 05.00, perfetto. Tutto procede secondo i piani, e tutto è andato benone fino a quel fatidico.. "Si avvisano i passeggeri diretti a Palma di Mallorca, che il volo ha subito un ritardo". Sul tabellone c'è scritto due ore. Disperazione, ma poi la hostess mi rassicura:

"cambierà"

E cambiò. Adesso invece che due le ore di ritardo erano quattro.

Torno indetro e trovo una poltroncina nascosta niente male, il tempo di accomodarmi e già erano passate due ore. Mi risveglio con la musica ancora nelle orecchie, ma la batteria dell'Ipod a zero. Le due ore rimanenti a stento le ricordo, eccetto per il telefono. Un flusso continuo di sms ad Andrea per fargli capire quando cavolo arrivo.

"arrivo alle 08.20" "ok" "Andre un ritardo, arrivo alle 10.20" "ok" "No, no aspetta, le ore di ritardo sono 4! Arrivo alle 12.20" "ok"...e via così. Adesso sembra tutto pronto.

Rifaccio la trafila al gate, coda, bagaglio, skanner, biglietto, carta d'identità, ed infine sala d'imbarco. Sono circa le 10.30 quando sto per salire sul cazzo di aereo, ma ormai l'ora, il giorno, la notte, sono concetti astratti per me. L'ultimo sms concordava "areoporto di Palma ore 12.30", ma meglio chiedere per sicurezza.

"Scusi, mi può dire a che ora arrivo PRECISAMENTE?"
"Lei calcoli che ci vogliono 2 ore e mezza"
"Due ore e mezza? Mi sembrano tantine..."
"Due ore e mezza."

Non voglio chiedermi perchè, ne ho le scatole belle piene, quindi di nuovo fuori il cellulare.

"Andre, non chiedermi perchè ma arrivo alle 13.40 circa" e la sua risposta "ok".

Salgo su, spengo cellulare e cervello. Portatemi a Palma.

Una hostess mi risveglia pochi istanti prima dell'atterraggio. Siamo arrivati finalmente. Poi la voce del capitano "siamo felici di informarvi che siamo arrivati a Palma con 40 minuti di anticipo". In mezzo ad un applauso generale spero il capitano abbia sentito il mio VAFFANCULO. Altro sms ad Andrea. "Andre, non chiedermi perchè nè come, ma sono a Palma. Mi trovi sul marciapiede probabilmente morto, vieni quando ti pare, non ne posso più".

Una mezz'ora più tardi ero sul Bolide (una mitica ford fiesta da battaglia del '90) con Andre e Simo, devastato e stordito manco fossi stato ubriaco. Erano le 13 credo.

"Luca, ti portiamo a casa, si sta tranquilli oggi ok?"
"NO. Andiamo a scalare ADESSO"

Mallorca #1

SA CALOBRA


Il Bolide sfreccia per le strade di questa parte dell'isola sconosciuta, in effetti è esattamente dalla parte opposta alla costa più famosa. Ma è più vicino a casa in linea d'aria, ed avendo poco tempo a disposizione, sembrava la decisione più saggia. E lo era. Vento in faccia, sole in testa, e panorami mozzafiato. Dietro ad ogni curva, un nuovo mondo, assurdo, incredibile. Se non fosse per il mare, blu ed immenso là infondo sembrarebbe d'essere sulle dolomiti. Poi dietro quella curva, mille falesie di calcare spuntano da ogni dove, ricordando la Francia, ed ancora quella cima rocciosa la Pania secca, ma poi il lago distrae tutti, ed ancora, le incredibili formazioni rocciose che si tuffano in mare. Infinite torri di palle di calcare grigio contrastano con il verde delle palme. Che posto è mai questo? Rocklands? No....decidiamo che l'ambiente che assomiglia più a questo spettacolo è Pandora, il pianeta di Avatar per intenderci. Selvaggio, incontaminato.
Ed in mezzo a tutto questo, uno spot per Deep Water Soloing.


Le vie non sono tanto alte, nè tanto dure. Il posto ideale per iniziare e vedere se questa cosa del deep water è solo un'amore platonico e se le palle per farlo, le abbiamo davvero. Ci lanciamo sulle linee come i bambini al parco giochi, ma dal momento in cui stacchiamo i piedi da terra, la consapevolezza d'essere sul punto di non ritorno ci fa automaticamente cadere in concentrazione. Io, Simo ed Andre prendiamo le misure, pendiamo confidenza. Funziona.

Capiamo d'esser pronti a sfidare un pò più l'altezza, gli otto metri di quello spot nonci bastano più. E' stato Simone il primo a rilanciare, ed eccolo lanciarsi a vista su uno scoglione solitario di circa 12 metri. La via è facile, ma non si sa mai quali giochi strani può riservare la testa, una volta portato il culo lassù in cima, con il vento che ti scombina i capelli, il costume, ed il rumore del mare sotto a ricordarti dove sei.

"Non ci pensare! Vai Simo, vai!!"

E Simo va. Ebbravo Simo! Come i bimbi io ed Andre subito dietro. Una volta in cima, ci accorgiamo del tramonto e del paesaggio che abbiamo attorno. Le rocce ovunque sono tinte di arancione fuoco, il mare è sempre più calmo. Questo posto è magico!

Ben presto l'entusiasmo lascia spazio alla stanchezza, e quelle 20 ore e mezza di viaggio cominciano a farsi sentire, sommerse sino a quel momento da un'insaziabile voglia di salire, scalare, scoprire, giocare...la parola "ancora" che da tutto il pomeriggio mi rimbomba nella testa, viene ora scacciata e poi sostituita da una nuova.

"FAME"

Era già praticamente buio quando siamo risaliti in macchina. Una benzina al volo, per pura fortuna, e curve di Sa Calobra ci cullano fino a casa. Quella sera sarebbe stata la più lussuosa: La Micky avrebbe preparato una "pasta con le verdurine" da risuscitare i morti, il piatto sarebbe sarebbe stato caldo, ci sarebbe stata la musica, e soprattutto, avremo avuto un letto.

Mallorca #2

CALA BARQUéS


La mattina dopo tutto sarebbe stato pronto per Cala Barquès, il celebre paradiso del deep water solo, immortalato più volte in ogni documentazione di Mallorca. Un paradiso fatto di roccia arancione e bianca, strapiombi, tetti, tufas, buchi, incastri, il tutto in un contesto decisamente caraibico: acqua azzurra che sembra una piscina, pesci colorati, sabbia bianca, sole.

Parcheggiato il Bolide sopra la scogliera in meno di 20 minuti siamo già in spiaggia, che sarebbe stata la nostra casa per i successivi 3 giorni. Subito ci è chiara l'atmosfera.



Giriamo l'angolo, ed eccolo qua. Il paradiso del deep water solo, Cala Barquès.


Ci sediamo sul bordo della scogliera, e guardiamo la grotta sotto i nostri piedi penzolanti. Ci sono linee dal 6b all'8a, con un picco massimo di 16 metri di altezza. Per accedere alle linee le opzioni sono due: tuffo con nuotata fino all'attacco, oppure scendere da una via di 5° e fare campo base in una nicchia alla base della grotta, raggiungendo l'attacco della via desiderata con una serie di traversi. Vediamo scalatori di ogni tipo e provenienza arrampicare tranquilli, altri un pò meno, altri ancora vibrare, al limite. Chi scala su vie easy per scaldarsi, chi tenta il proprio progetto. C'è chi sale, c'è chi scende, ed infine c'è CHI CADE:

 tre o quattro bracciate nell'aria, qualche calcio volante, un urlo, ed infine, quell'inconfondibili SPLASH, seguito dagli applausi di tutti i presenti.

Sappiamo che le cadute fanno parte del gioco, anche quelle brutte, ma per il momento sembra tutto ok. Nessun ferito e nessu caduto, infondo oggi il mare è perfetto. Mi giro e vedo Andrea correre verso il bordo della scogliera. Ha già addosso scarpette e magnesite e cazzo, inizia a scendere dal 5°.Eccolo raggiungere la piccola cengia appena sopra il pelo dell'acuqua. In mezzo ad altri scalatori come lui appollaiati qua e là, in attesa del via libera, o semplicemente del momento giusto per andare. Dopo poco, vedo Andrea affrontare lo strapiombo, un bellissimo 6b. E' facile ok, ma vederlo scalare mi da i brividi. "Cazzo, lo sta facendo davvero!" Sembra tranquillo, concentrato. Io e Simo facciamo il tifo fino a che non se ne sbuca di nuovo in cima alla scogliera, saltellante. Cazzo devo farlo anche io!!

Scendo dal 5° e capisco che qui è decisamente un'altra storia. Ben più difficile rompere il ghiaccio partendo dall'alto di quei 16 metri. Mi accorgo che le mie mani stringono le enormi clessidre manco fossero le ultime prese da tirare nella vita. Poco dopo, eccomi appolaiato anche io. Sopra la mia testa c'è una grotta intera, e sotto, una piscina azzurra sembra dirmi "tranquillo, non succede niente se cadi". Me ne rendo conto e sono già a metà della via, e del mare sotto, me ne frega niente.

Penso a scalare, a salire, a giocare. Mi concentro sul movimento, sulla roccia. La interpreto, la sfido e lei sfida me. E' una sensazione incredibile. Un mix di concentrazione, adrenalina, emozione. Tutto attorno a me sparisce. Sparisce l'altezza, spariscono gli osservatori, il tifo, l'acuqua...sparisco io stesso.

Ancora qualche passo ed eccomi scollettare. Sono in cima, e ne voglio ancora. PArlo con gli altri e siamo d'accordo, è ufficiale. La paura di cadere è rimasta in aereo.

Quella giornata ci avrebbe regalato diverse soddisfazioni. Qualche 7a, 7b a vista rendono tutto sempre più elettrizante, ma non è il grado che ci interessa, ma l'insaziabile voglia di farne un'altra di via, dura, facile od insignificante che fosse. Una droga.

Il trofeo del giorno per me sarebbe stato "Metrosexual" 7a+ a vista, nella seconda grotta.


La linea partiva da sinistra, e traversava sotto il muro più compatto ed evidente, passando per la colata arancione attraverso i buconi, per poi uiscire dritto. Estasi: la roccia era arancione fuoco color del tramonto, la gente cominciava a rientrare in branda, dando a tutto un'aria più intima. Attacco la via, salendo come sempre pensando solo a scalare. Non penso ad una eventuale caduta (mi scivola un piede, sbaglio la sezione, mi emoziono e semplicemente vengo giù), ma concentrato salgo, gioco e mi diverto come non so descrivere. Un viaggio. Unico, puro, bellissimo. E' tutto fottutamente perfetto, ed alla fine, eccomi qua, in piedi, in cima.

"Tirati!!!!" gridano quei due.

E mi lancio.

Ancora ne stavamo parlando la sera, alla luce di una luna piena, passeggiando sulla scogliera. Si vedeva il fondale anche di notte, tanto era limpida l'acuqua e chiara la luce del satellitone.

Quella sera avremo dormnito sulla spiaggia, precisamente nella pineta adiacente, o meglio: Andrea e Simone ci avrebbero provato, solamente io però ci sarei riuscito, e pure russando, seppur sprovvisto di materassino!

Mallorca #3

GIORNO 3


E' il sole a buttar fuori dalle tende, dai sacchi a pelo e dalle capanne improvvisate con bastoni ed asciugamani l'esercito di arrampicatori di Mallorca, che uno ad uno, ancora sbadiglianti, si recano sulla spiaggia, chi per un tuffo, chi per una nuotata, un pò di sleck line, chi per prendere il sole e chi semplicemente per cercare i propri colleghi, persi chissà quando la sera prima.

Così io Andre e Simo ci ritroviamo, e se non fosse per la consapevolezza che dietro a quell'angolo c'è un mondo di roccia, scogliere perfette e linee mozzafiato a provare, sembrerebbe davvero una vacanza all'insegna del fancazzismo da spiaggia.

Un panino, una nuotata e poi via, pronti, già con le scarpette ai piedi e la magnesite liquida seccata nelle mani. Riprende il gioco. Decisamente più disinvolti, scendiamo, risaliamo, traversiamo e saliamo di nuovo. E' tempo di alzare la posta. L'obiettivo era quello di portarsi a casa quest'oggi, "TRANSEXUAL", 7b, bellissima linea che parte come Metrosexual ma che questa volta traversa basso sotto il muro col buco ed esce a destra, su una serie di bombè, il primo bianco ed il secondo grigio, dove sta quel famosissimo lancio finale a circa 15 metri che rende la via una pietra miliare.

(Metterei una bella foto della linea qui, ma sinceramente ho paura a cliccare transexual su google. La foto di prima andrà benissimo, un pò di immaginazione!)

Mi attivo, e sebbene la via sia ancora in ombra nella seconda grotta, decido di attaccarla lo stesso. Troppa voglia! Le prese sono bagnate, dato che il sole ancora non ha asciugato via il salmastro da questo fantastico calcare a buchi. Ma vado. Sono un pò freddo forse, ma non mi interessa, voglio scalarla! Salgo a vista, e perdo un pò di tempo per trovare le prese giuste, le sequenze giuste... procedo, ma lento. Dopo qualche difficoltà eccomi al riposo finale, tra il bombè bianco e quello grigio. So cosa mi aspetta, e sebbene io sia di molto acciaiato, cerco di rimanere concentrato. A momenti il rovescio di riposo mi scivola via dalle mani, proprio mentre recupero. Tempo di partire, o sarà troppo tardi. Sta volta il tifo lo sento, ma poi parto, prendo il buchetto, aggancio la punta, accoppio, scarrello i piedi...intermedio, alzo i piedi. Intrevedo la presa su cui devo planare, e mi stupisco. E' veramente un lancio vero! Salto con tutta la mia forza nonostante le braccia pulsanti, perdo i piedi ma le mie dita sono già dentro al buco, anche se...o no! L'ho presa male! Le dita non vanno affondo ma si sono accavallate sul bordo! Cerco di sistemare i piedi ma lì capisco, che non c'era più niente da fare. Era giunto il momento, di cadere. 

In un attimo la roccia scompare dalle mie mani, la grotta si allontana. Adesso guardo giù, l'acuqua si avvicina...proprio come avevo visto fare, un urlo, un paio di bracciate in aria e..... SPLASH.

Riemergo, nuoto e raggiungo i miei compari appollaiati ai lati della grotta, ancora in preda alle risate, e mi unisco a loro, anch'io ridendo divertito. Che figata! Più esaltati che mai, ce ne torniamo alla prima grotta, questa in pieno sole, asciutta, dove si trova la linea che Andrea aveva puntato il giorno prima. Si tratta di una prua leggermente strapiombante rossa ed arancione di 7a, costellata di una serie di biditi e tacche leggermente svase. Una placca in fin dei conti.
 
Deciso nel tentativo a vista nonostante la stanchezza accumulata nei due giorni passati, eccolo lanciarsi all'avventura. Scala lento, prudente, preciso. Si vede che è concentrato e che non sta minimamente sentendo me e Simone urlare a squarciagola, tifando per lui. Alla fine, senza troppi problemi se ne esce in cima, fregandosene dell'altezza nonostante la tensione che aveva accumulato pensando a quel momento, quando ancora era con i piedi a terra.

E così, motivandoci l'un l'altro, rieccoci attaccare l'ennesima via, ancora e ancora, finchè non viene sera.

Ancora una volta il tramonto mi porta fortuna, quando decido di ritentare la via trofeo e riesco a scalarla sta volta tranquillamente, spenzolando qua e là provocando la roccia e l'acqua sotto di me.

Sembrava tutto finito, soddisfacente. Anche oggi ci eravamo portati a casa un bel trofeo a testa, ed anche qualche altra bella linea a vista. Ma c'era ancora luce, c'era ancora roccia, c'era ancora voglia. La forma fisica era quel che era, dopo una giornata di deep water, e allora perchè non mettere le mani sulla torta più bella?


Ricordo di aver visto la linea di "Bandito" per la prima volta in un contenuto speciale del film King Lines, di Chris Sharma.  Al tempo era data 8a, adesso 7c. Mi aveva impressionato la bellezza delle linea, e l'eleganza con cui il corpo veniva sputato via dalla roccia in quel lancio. Il movimento perfetto. Il caricamento, schiacciato contro questo tetto di calcare, il salto nel vuoto verso quel banchetto che si vede uscire in fuori. Poi la bandiera, i piedi che arrivano all'altezza delle mani, ed è lì che si capisce se passerai, oppure se cadrai. Nel primo caso i piedi rientrano all'interno, e si rimane sospesi a mezz'aria, indecisi su come procedere. Chi viene silurato invece, chi non ha il permesso di salire Bandito, verrà scalciato via all'istante, ed attererà in acqua di lato, battendo le costole.

Capita molto spesso di vedere passare scalatori bagnati, che si tengono il costato, doloranti.

"Bandito eh?"
"...yeah...so close...."

Avevo memorizzato bene la sequenza ben prima di venire a Mallorca. Non avevo scuse. Non più.

Parto col mio primo tentativo su Bandito, intenzionato a non farmi fregare da quel lancio. Per mia fortuna il cruz è subito all'inizio, questo è un bene per le mie braccia, ancora stanche dalle mille vie scalate in due giorni. Il tempo di concentrarmi e sono già là, a guardare la banchetta. Sono praticamente a testa in giù, e so che serve tutta la coordinazione del mondo per prenderla bene e non schiantarmi nell'acqua. Basta pensare. Sparo.

I piedi si staccano, come la forza centrifuga vuole, ma la mano afferra quella banchetta, e non la lascia. Controllo la bandiera, e dopo qualche istante capisco di averla tenuta. Sono salvo. Ma non c'è tempo per esultare, la banchetta c'è ma l'ho presa male, non duererò molto qui penzolante. Devo risistemarla immediatamente o cadrò! Dopo qualcuno di quei momenti che sembrano non finire mai, il corpo non tiene, ed infine, eccomi a squazzare verso la base, con il sorriso di chi accetta una sfida.

Aspetto giusto quei 5 minuti affinchè le mani siano asciutte, pronte per l'uso della magnesite, e riattacco la via. Questa volta, il lancio è perfetto, e non perdo tempo. In un attimo su i piedi, e via. Ad improvvisare sul traverso che mi porterà al riposo a metà via e poi a quello finale. La via finisce sul 7b, quindi per portarmela a casa devo per forza riuiscire di nuovo in quel lancio. Non posso sbagliare, non riuscirò mai a tornare qui oggi! Riposo, riposo. Poi avanzo, verso il rovescio finale. Sto bene, posso farcela. 

Parlo alla mia testa, cercando di tranquillizzarla. Sento l'emozione farmi tremare i piedi, le gambe. No. Rimani concentrato. Non puoi cadere ora.

Poi parto, per quell'ultimo passo, quel lancio su cui avevo visto cadere più di una persona che era riuscita a passare dal boulder sottostante, quello del lancio. Non è ancora detto, ma vedi di farlo cazzo!

Di nuovo, aggancio, accoppio, scarrello. Lancio, ed il buco lo prendo. Perdo i piedi, e lì, faccio la cazzata. Sono zuppi d'acqua ancora, e potrebbero scivolare, così, non li rimetto. Rilancio con la sinistra senza piedi, e manco la presa di un centrimetro. Cado giù e sta volta, sembra non finire mai quella caduta. Merda. Sono un idiota.

SPLASH.


Un pò amareggiato, me ne torno al campo base, sapendo che c'è ancora un giorno a disposizione, anzi mezzo, dato che la consegna del Bolide e della casa era prevista per le 16 del giorno dopo. Chiudo gli occhi quella sera sapendo di avere una mattina a disposizione per giocare bene le mie carte, e rendere tutto perfetto. Sono carico, deciso. Domani sarà mia.

Mallorca #4

GIORNO 4



L'aria è tesa, ma io di più. Le condizioni ci sono, il sole anche. La via è là, ma il tempo scarseggia. Non parlo molto, poichè dovete sapere, sono campione del mondo di QUASI. Più di una volta l'emozione e la tensione nel cercare di mettere la cigliegina sulla torta, nel rendere tutto perfetto, mi hanno giocato brutti scherzi. Cadere davanti alla catena è l'emblema di questa mia capacità. Ma questa volta non posso farmi prendere dall'emozione, non ora, non qui, non questa via. Basta pensare. Mi scaldo. Guardo l'orologio. Devo tentare. Mi avvio verso la seconda grotta, e so benissimo che la troverò ancora all'ombra. Le prese saranno un pò bagnate, le condizioni sfavorevoli. Ma non ho il tempo di aspettare il sole. O così, o niente. Cerco di non pensarci mentre mi metto le scarpette. Scendo dall'alto ed eccomi sotto la via, ancora una volta.

Sembra un duello western, c'è silenzio. Gli altri mi motivano, mi fanno il tifo, mi rassicurano, ma lo sanno loro e lo so io, che ho tempo per un solo tentativo. Uno soltanto. La tensione mi attanaglia la gola. DEVO farcela.

Poi parto, e tutto sparisce.

Andrea la chiama "la bolla". E' quello che devi fare con la testa nel deep water soloing. Una bolla protettiva. Le paure, le tensioni, i pensieri, fuori.

La bolla è leggera, e sale, sale sempre più.

Solo per un attimo, mi rendo conto d'essere di nuovo fuori dal lancio. L'ho fatto un pò fa, a stento lo ricordo. Adesso, riposo.

La bolla non ha peso.

La bolla sale.

Rovescio. Tranquillo. Prendi fiato, e fai questo lancio.

La bolla si richiude, e taglia tutto fuori.

E' priva di peso, e se la stringi, ti porta su, come un palloncino, una piccola mongolfiera.

E così, il lancio non è più un lancio, la fatica non è più fatica, le prese scorrono sotto i miei occhi, e alla fine, "puf", eccomi in cima, in piedi. Sotto di me, Bandito, un sogno divenuto realtà.

Come da tradizione, respiro, e poi, con un salto, giù.

20.10.12

Mallorca #5

DOPO


Il viaggio di ritorno sarebbe stato l'ennesima avventura. Dopo aver tristemente salutato il Bolide, era il momento di temporeggiare il resto del pomeriggio. Il modo migliore di farlo era un giro nel centro di Palma, capitale dell'isola, e tra antiche mura, stradine trafficate ed artisti di strada, eccoci finalmente a brindare a quella che già sappiamo, sarà una settimana che mai avremo dimenticato.

La sera festa in compagnia di un paio di amici Mallorchini, e poi via, dritti all'areoporto alle ore 02.00 di notte. Sappiamo cosa ci aspetta, ma questa volta la stanchezza è dalla nostra parte, ed infine, dopo un breve boulder contest in autobus, il sonno ha la meglio e ci accoglie sul freddo pavimento della sala d'aspetto.

I ricordi sono sfumati dopo il riveglio. File interminabili, controlli vari ed infine, nemmeno il tempo di dare l'ultimo saluto alla nostra Palma che già dormiamo profondamente, sui "diversamente comodi" seggiolini dell'aereo.

Il giorno dopo mi sveglio a Viareggio, e mi ci vuole un pò per rendermi conto, che non sono più a Cala Barques. Poi il telefono squilla. E' Andrea.

"Luca, stamani mi sono svegliato, ho fatto colazione, e sono andato sul terrazzo. Soltanto una volta spalancata la finestra mi sono reso conto di non essere più a Mallorca"