30.4.12

Finally, Jerry



Vorrei dire così tante cose che davvero, non saprei da dove iniziare. istintivamente partirei dal fondo, dal motivo che mi spinge a scrivere questo articolo, e che mi emoziona di nuovo, ripensando e rivivendo quel preciso momento, per raccontarlo qui, adesso. Per la prima volta davvero non so come cominciare, quali parole usare. Vorrei arrivare già alle 21.00 del 21 Aprile 2012, ma so che avrebbe poco senso per voi. Devo assolutamente partire da prima, da molto prima, per far capire! Ci sono infatti giorni, settimane, mesi e pezzi di vita che separano l'inizio di questo racconto da quell'imbarazzante “please forgive my english”. Non è facile. E' circa la terza volta che riscrivo questo articolo, e spero davvero sia quella buona. Devo solo cercare di partire dall'inizio....un bel respiro...via!

Era in una piovosa mattina di Novembre 2011, quando al Castellaccio, svegliandomi con gran pigrizia dal divano più comodo del mondo, mi ritrovai a scorgere su una mensola una serie di libri e riviste, tra cui spuntava un nome leggibile anche da quella distanza.

“Topo di Falesia”

In casa riecheggiava soltanto musica, odore di caffè appena fatto, ed il ticchettio della pioggia sul tetto e nei vari secchi sul pavimento, preventivamente sistemati sotto i buchi sulle nostre teste.

Nessuno parlava, semplicemente stavamo bene, e ci godevamo quella domenica di lento relax.

Mi avvicinai alla mensola, presi il libro.

“Jerry Moffat”

Lo sfoglio. Inizio a leggere.

Erano gli ultimi giorni dello stesso Novembre, quando nel mio letto a Viareggio, sempre una mattina, all'improvviso, si fa sentire. Non sapevo bene cosa fosse, semplicemente niente era uguale a prima.

Sentivo chiaramente, che qualcosa nella mia vita sarebbe cambiato radicalmente.

Dicembre 2011.

Mi ritrovo a passeggiare per Viareggio, a scalare nelle mie falesie camaioresi a parlare con amici e ad osservare casa e camera mia. Capisco.

Il capitolo era finito. 
Dovevo partire ed andarmene via. Andare avanti, da qualche parte.

10 Gennaio 2012.

Il treno ci mette un po' a muoversi, infine scricchiola, fischia un po', ed infine parte. Mi siedo al mio posto, sfilo dallo zaino il libro. Guardo ancora un po' la copertina prima di riprendere a leggere.

“Jerry Moffat, Topo di Falesia”

Lo stesso giorno arrivo nella mia nuova casa. Collegno, periferia di Torino. Poso lo zaino, sistemo le mie cose. Il libro sul comodino.

Saranno tante conoscenze, nuove e vecchie. Saranno tante soddisfazioni, debutti, finali, podi. Saranno appigli di resina, saranno granito, kebab al volo, corda, crash pad, saranno pastasciutte burro e tonno, sarà il top della finale del Tcc al Bside, saranno insalate e le solite uova, saranno un ottima Coppa Italia a Milano, saranno polpastrelli lacerati, autobus senza biglietto e tanti chilometri...e sarà sentirsi un pò come lui, rivivere le stesse sensazioni... Ogni volta che riaprivo il libro per un nuovo capitolo, una nuova avventura del mio eroe, eccolo a sorprendermi ancora una volta con i suoi incredibili racconti:

Eccolo partire per una via, che chiudo subito il libro per non scoprire niente di niente. Frettolosamente lo rimetto nello zaino ed esco di casa, vado incontro al mio giorno....e penso a lui. L'ho abbandonato proprio nel bel mezzo del tentativo onsight, oppure proprio allo start del boulder della vita. Chissà come andrà a finire? Non riuscivo a resistere mai più di tanto, e molto spesso riaprivo il libro dopo pochi minuti, altrimenti si stancava a stare lì attaccato e per di più tutto schiacciato tra le pagine di un libro!



“Jerry Moffat”

Leggo lentamente. Mi regalo qualche capitolo nuovo ogni tanto, oppure rileggo i vecchi. Non voglio che finisca. 

Era il 3 Marzo 2012 quando mi ritrovo a passare una nottata intera a filosofeggiare sul “lancio di Jerry”. Il 4 mattina ebbi l'ennesima conferma, di quanto ancora una volta, Jerry mi aveva insegnato qualcosa. Jerry. Sempre lui, lì a darmi la spinta iniziale per ogni cosa, ed al tempo stesso prendermi in giro, facendo sembrare così evidentemente mie certe sue parole.
Ed in breve quel nome, Jerry Moffat, era diventato la risposta a molte domande.

Fu proprio quel nome che sentii dire ad un amico il 18 Marzo 2012, in uno dei soliti allenamenti e pomeriggi passati al Bside.

“Vieni al Salewa Rockshow al Punto, ci sarà Jerry Moffat in persona.”

Primi di Aprile 2012.

Sono in macchina, sto guidando. Il finestrino leggermente abbassato lascia entrare un po' di aria. Davanti ho un sole accecante, un po' di chilometri e tante belle giornate di arrampicata. In bauliera un crash pad, imbrago, scarpette rinvii e corda, e soprattutto, una tenda.


E' il 21 Aprile 2012, ero al Punto, a Borgo San Dalmazzio, ed avevo appena iniziato la mia gara, quando all'improvviso, in mezzo alle mille persone presenti, lo vedo. Ero appena riuscito a richiudere la bocca e a far rientrare gli occhi al loro posto quando in un attimo sparisce. Un fantasma. Ma era lui.
L'ho visto! 

Qualche ora dopo, sarò lì, davanti a lui, impalato e con un sorriso da ebete, e sarà davvero lui. Jerry Moffat. In persona.

Gli stringerò la mano, con ancora il fiatone addosso della mia prova in finale. Lui non lo sa, ma quello che sto pensando, è che quella mano che sto stringendo è la stessa che nella copertina di un libro che ha cambiato la mia vita afferra saldamente il bordo di Ulysses in free solo, la stessa che afferrò quella presa così lontana in finale Coppa del Mondo a Leeds, nell'89. Inutile dire quante prese, quante vittorie, quante onsight, quante first ascents...quanti miracoli abbiano fatto ed abbiano stretto quelle mani. Dopo qualche istante inizierò a farfugliare miserabilmente, senza riuscire a spiccicare una parola d'inglese.

Sento che la traduttrice simultanea al fianco di Jerry mi sta guardando.

Non se ne parla bella. Questo è Jerry Moffat, è davanti a me, e tu non hai nemmeno una vaga idea di quanto nessuno possa interferire con questo momento. Finalmente mi esce qualche parola.

-“......please forgive my english, I'm too exited”
-“No, it's ok!”

Sono circa le 21.00 del 21 Aprile 2012, e sto parlando con Jerry Moffat.

Quando torno a sedermi sedermi al mio posto, sono letteralmente ubriaco di emozione.

"Luca, hai vinto!"

Ho parlato con Jerry Moffat, proprio lui in persona.

"Sei primo, hai vinto!"

Jerry...

"Luca, sei primo, hai vinto la gara!"

Moffat...


Sono le 22 circa, quando il mio nome viene chiamato sul palco. Avevo vinto la gara, e lì, a premiarmi, c'era proprio lui. Poco prima di scendere dal palco, io rimango ancora un po', giusto il tempo di dire guardare Jerry. Mi aveva promesso una cosa, e nessuno dei due se ne era dimenticato.

Il tempo con Jerry sta per finire. Ho tempo di scambiare ancora qualche parola dopo la sua serata.

Sono le 23.40 del 21 Aprile 2012.

Me ne torno a casa con qualche foto di troppo con il mio eroe, il mio idolo, e con in mano il libro che ha cambiato la mia vita. E' diverso questa volta. Se apro la prima pagina, c'è una scritta.

“To Luca, great to met you. Cheers, Jerry Moffat”