17.3.12

Bside or Die!

Bside or die

Sebbene abbia fatto gare per diversi anni, non ho mai pensato di essere un grande garista. Riconosco che possa suonare strano, soprattutto se mi guardo indietro e penso ai successi in gara che comunque ho ottenuto. Mi è capitato di fare ottime gare, e portare a casa bellissimi risultati. Prima di smettere conquistai infatti diversi titoli italiani in giovanile, e feci buoni piazzamenti in coppa europa. Ho anche diversi "ricordi indelebili" legati al mondo delle gare, e questo non posso negarlo. Ma niente di tutto ciò mi ha mai fatto cambiare idea. Non mi reputo molto competitivo, anzi. Più di una volta sentire il minimo di competizione ha portato la timidezza a prendersi piano piano possesso di me, fino a farmi venir voglia di nascondermi, prendere le mie scarpette, infilarle nello zaino ed andarmi a rifugiare in qualche falesia, lontano dalla folla, dai flash, dallo stress, e dove l'aria è aperta, il sole caldo, ed il silenzio spezzato solo da sane risate tra pochi amici.

Sicuramente questo fu colpa di "overdose" di gare, che mi portarono ad accumulare tanto, troppo stress fino ad esplodere, ed è sempre per lo stesso motivo che più o meno nel 2009, dovo essermi preso il titolo italiano con i denti, le unghie ed il cuore (forse qualcuno ancora se lo ricorda), decisi di appendere il pettorale al muro, promettendomi che non avrei più preso parte a nessun tipo di gara. Il patto è stato mantenuto per anni, ed in modo ermetico.

Quando mi sono trasferito a Torino, sono venuto a contatto con un mondo totalmente diverso da quello a cui ero abituato. Qua si respirava entusiasmo, e voglia di fare. L'aria era carica di motivazione, sana. Tutto questo si traduceva in una cosa: Bside Team Plus, un gruppo di ragazzi più o meno miei coetanei che scalavano forte e si allenavano assieme. Quando mi hanno offerto di entrare in squadra, non ho proprio saputo dire di no, essere un atleta Bside era un pò un sogno per me. Nel giro di pochi minuti, ed un paio di firme, eccomi prender parte al Team. Preso dall'entusiasmo e galvanizzato dall'onore di poter esser parte di quella squadra, realizzo solo dopo cosa avrebbe significato. Avrei ricominciato a far gare, rompendo il patto che feci con me stesso, nel quale appunto mi promisi di non prender più parte alle competizioni. Dopo aver riflettuto un pò sulla cosa, decido di ributtarmi in questo pericoloso gioco, ma ad una sola, fondamentale condizione: divertirsi. Deciso a vedere le gare solo come eventi a cui partecipare, delle feste dell'arrampicata, mi avvicino sempre più all'idea, e muovo i miei "primi" passi, con la mia maglia Bside Team.

Ho partecipato così al circuito boulder piemontese, il TCC. Il livello e l'eco del TCC non mi era nuovo, infatti vi hanno partecipato grandi nomi dell'arrampicata italiana, e molti talenti sono venuti fuori proprio da questo circuito. Nonostante la mia persona un pò anti-atleta ed anti-gara, devo dire che comunque queste gare mi hanno regalato delle soddisfazioni. un terzo posto al mio debutto a Saluzzo, un secondo posto a Cuneo...un dito stirato a Torino (non rientra tra le soddisfazioni questo)! Ma il vero esame, la vera gara...era l'ultima del circuito.

La tappa del Bside.

Bside, che oltre ad essere un pezzo di storia dell'arrampicata indoor italiana, ed il motivo per cui mi sono trasferito a Torino, era diventata in questi due mesi la mia seconda casa, ed i suoi "abitanti" la mia seconda famiglia. A questa palestra dovevo e devo molto, soprattutto a chi ci lavora con passione e dedizione da anni: Marzio Nardi, Stecca, e Luca Giammarco. I tre moschettieri. La tappa era l'ultima, e di sicuro sarebbe stata la più ambita. C'era un altro motivo che mi spronava a pensare di dover fare un'ottima gara: dalla Toscana con furore, anzi, col furgone, una banda di matti ai quali voglio non bene ma di più, erano venuti solo per me, e così eccoli là, "L'Orsetto", "Muesli", Ibbiro", Daniel, Angelino...e tanti altri! Inoltre c'era lo special guest, per l'occasione, anche "il mì babbo"!

Posso solo dire che mi sentivo bene, e già la mattina, dal risveglio, la colazione, il pezzo a piedi che separa la fermata della metro da casa mia...sentivo dentro di me, che avrei fato una bella gara, e che sarebbe stata una grande giornata, da ricordare. Arrivo in palestra presto, decido di togliermi la gara subito, quando c'era meno gente. Così faccio. Mi sentivo bene, e riesco ad aggiudicarmi la tanto sognata finale al Bside. Ancora ricordo, circa 5 anni fa (credo), la vittoria di Mauro Calibani, proprio al Bside, proprio nella tappa finale del TCC. Quella volta ero tra il pubblico, adesso, ero uno dei finalisti.

Così corro in isolamento, poi la ricognizione. Studio il blocco di finale per quel minuto (o quel che è) a disposizione, assieme agli altri. "Bel blocco" è tutto quel che ricordo di aver pensato, poi di nuovo, isolamento, fino a quel fatidico "tocca a te".

L'emozione è tanta una volta portato il culo sotto il blocco. In mezzo al boato del pubblico posso comunque chiaramente distinguere le voci dei toscani. La cosa mi diverte e mi carica al tempo stesso. Continuo a sentire gridare il mio nome, ancora ed ancora, fino ad un momento preciso: quello in cui decido, che sarei partito.

Mani sullo start.

Alzo i piedi dal materasso. Si parte.


Mi sono reso conto di quel che avevo fatto soltanto quando stringevo il top nella mano destra, mentre la sinistra, alzata verso l'alto, salutava la folla. Anzi, forse il momento preciso in cui ho realizzato, è quando la testa è andata giù, gli occhi chiusi: solo il sapore di quel momento. Avevo salito la finale, flash. So che magari è un pensiero un pò esagerato ed auto celebrativo. Ma questa volta, in piedi sul pubblico urlante, col top saldo tra le mani, quello della finale delle finali, la finale dell'ultima tappa del TCC, quella firmata Bside, c'ero io! Inutile descrivere l'emozione. Forse, quella era davvero la perfezione.

Ancora adesso, ad una settimana precisa di distanza, mi sudano le mani all'idea di quel che è stato, e penso che così sarà per molto tempo.

Sarò sincero. Tutt'ora credo che le gare non facciano per me, e viceversa. Sono sempre più convinto che gare e roccia, siano due sport completamente diversi, ed io non mi sono mai sentito parte del mondo agonistico. Il mio cuore ha infatti sempre battuto per le sfide con sè stessi, con la parete, con quella linea, quel movimento, quel colore della roccia... Inoltre credo che per quanto sia riuscito a vivere questo TCC senza stress, (nei limiti ovviamente, son pur sempre gare), prima o poi la competizione porterà sentimenti che non voglio facciano parte di me, mai, come l'invidia e gelosia. C'è sempre qualcuno più forte di te, e per quanto si possa vivere le cosa in modo sano, è normale che questi sentimenti possano prendere il sopravvento. E' tutto quel che vorrei evitare, affinché l'arrampicata resti una cosa speciale, il mio gioco, che faccio solo per me. Non so se riuscirò ad esorcizzare questi sentimenti per sempre, e se riuscirò a continuare a vivere questo aspetto dell'arrampicata (quello delle gare), solo con la voglia di scalare tutti assieme, confrontarsi, e magari dopo far festa, aldilà di podi, risultati, classifiche...solo divertimento.

Una cosa è certa:

Il 10 marzo 2012, è stata e rimarrà una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto nella mia carriera, ed una delle soddisfazioni più grandi che mi sia regalato nella vita, e per questo ringrazio di cuore chiunque abbia creduto in me, dandomi la possibilità di ricambiare con questo risultato.


Grazie ancora a tutti, toscani e non, e alla prossima!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

pensieri e parole di una profondità di pochi complimenti per il tuo risultato,ma complimenti per la tua profondità un bacio. Emilia

Maddy ha detto...

Caro Luca, ti seguo da quando iniziasti a ripetere le vie più dure sul bellissimo calcare dei nostri paesaggi, più volte ci siamo trovati in falesia o addirittura nella solita palestra, ma non ho mai trovato il coraggio di avvicinarti per congratularmi di tutti i tuoi progressi, non perché fosse giusto o doveroso farlo, ma semplicemente come ringraziamento di tutte le emozioni che ci hai sempre regalato, perché, nonostante non ci conoscessimo, sei in qualche modo riuscito in passato a tenermi legato alla roccia durante uno di quei classici periodi in cui sembra di avere davanti solamente una fotocopia sbiadita di te stesso. Quando decidesti di smettere, a lungo in silenzio ho coltivato la speranza che tutto ciò che di bello esiste in questo sport facesse nuovamente germogliare in te il desiderio di roccia e magnesite e fortunatamente, con pazienza e maturità, hai iniziato a rialzare la testa verso orizzonti verticali. Ti faccio tanti auguri per il futuro, per tutte le salite che farai e le realizzazioni interiori che porterai sempre con te, spero che tu riesca a conservare la purezza di questo spirito che adesso ti spinge verso linee nuove e nuovi obiettivi e magari chissà, un giorno ci ritroveremo a scalare insieme e a condividere le sensazioni uniche che solo la roccia sa regalarci. In bocca al lupo!
Matteo, Lucca.

Luca Elle Andreozzi ha detto...

A Matteo Maddy.

Io veramente non so che dire, se non che sono molto onorato e lusingato nel leggere le tue parole. E' sempre bello scoprire come i propri pensieri possano essere condivisi e a loro volta sentiti da altre persone...essere capiti. Io ti ringrazio tanto, perchè mi hai reso un pò più ricco, e dico davvero. Che altro dire, spero di incontrarti una di queste volte, e se così sarà, sei assolutamente autorizzato, anzi obbligato a bussarmi, chiamarmi ed urlarmi se necessario, data la mia nota distrazione! Grazie ancora ed a presto :)

Luca