17.3.12

Bside or Die!

Bside or die

Sebbene abbia fatto gare per diversi anni, non ho mai pensato di essere un grande garista. Riconosco che possa suonare strano, soprattutto se mi guardo indietro e penso ai successi in gara che comunque ho ottenuto. Mi è capitato di fare ottime gare, e portare a casa bellissimi risultati. Prima di smettere conquistai infatti diversi titoli italiani in giovanile, e feci buoni piazzamenti in coppa europa. Ho anche diversi "ricordi indelebili" legati al mondo delle gare, e questo non posso negarlo. Ma niente di tutto ciò mi ha mai fatto cambiare idea. Non mi reputo molto competitivo, anzi. Più di una volta sentire il minimo di competizione ha portato la timidezza a prendersi piano piano possesso di me, fino a farmi venir voglia di nascondermi, prendere le mie scarpette, infilarle nello zaino ed andarmi a rifugiare in qualche falesia, lontano dalla folla, dai flash, dallo stress, e dove l'aria è aperta, il sole caldo, ed il silenzio spezzato solo da sane risate tra pochi amici.

Sicuramente questo fu colpa di "overdose" di gare, che mi portarono ad accumulare tanto, troppo stress fino ad esplodere, ed è sempre per lo stesso motivo che più o meno nel 2009, dovo essermi preso il titolo italiano con i denti, le unghie ed il cuore (forse qualcuno ancora se lo ricorda), decisi di appendere il pettorale al muro, promettendomi che non avrei più preso parte a nessun tipo di gara. Il patto è stato mantenuto per anni, ed in modo ermetico.

Quando mi sono trasferito a Torino, sono venuto a contatto con un mondo totalmente diverso da quello a cui ero abituato. Qua si respirava entusiasmo, e voglia di fare. L'aria era carica di motivazione, sana. Tutto questo si traduceva in una cosa: Bside Team Plus, un gruppo di ragazzi più o meno miei coetanei che scalavano forte e si allenavano assieme. Quando mi hanno offerto di entrare in squadra, non ho proprio saputo dire di no, essere un atleta Bside era un pò un sogno per me. Nel giro di pochi minuti, ed un paio di firme, eccomi prender parte al Team. Preso dall'entusiasmo e galvanizzato dall'onore di poter esser parte di quella squadra, realizzo solo dopo cosa avrebbe significato. Avrei ricominciato a far gare, rompendo il patto che feci con me stesso, nel quale appunto mi promisi di non prender più parte alle competizioni. Dopo aver riflettuto un pò sulla cosa, decido di ributtarmi in questo pericoloso gioco, ma ad una sola, fondamentale condizione: divertirsi. Deciso a vedere le gare solo come eventi a cui partecipare, delle feste dell'arrampicata, mi avvicino sempre più all'idea, e muovo i miei "primi" passi, con la mia maglia Bside Team.

Ho partecipato così al circuito boulder piemontese, il TCC. Il livello e l'eco del TCC non mi era nuovo, infatti vi hanno partecipato grandi nomi dell'arrampicata italiana, e molti talenti sono venuti fuori proprio da questo circuito. Nonostante la mia persona un pò anti-atleta ed anti-gara, devo dire che comunque queste gare mi hanno regalato delle soddisfazioni. un terzo posto al mio debutto a Saluzzo, un secondo posto a Cuneo...un dito stirato a Torino (non rientra tra le soddisfazioni questo)! Ma il vero esame, la vera gara...era l'ultima del circuito.

La tappa del Bside.

Bside, che oltre ad essere un pezzo di storia dell'arrampicata indoor italiana, ed il motivo per cui mi sono trasferito a Torino, era diventata in questi due mesi la mia seconda casa, ed i suoi "abitanti" la mia seconda famiglia. A questa palestra dovevo e devo molto, soprattutto a chi ci lavora con passione e dedizione da anni: Marzio Nardi, Stecca, e Luca Giammarco. I tre moschettieri. La tappa era l'ultima, e di sicuro sarebbe stata la più ambita. C'era un altro motivo che mi spronava a pensare di dover fare un'ottima gara: dalla Toscana con furore, anzi, col furgone, una banda di matti ai quali voglio non bene ma di più, erano venuti solo per me, e così eccoli là, "L'Orsetto", "Muesli", Ibbiro", Daniel, Angelino...e tanti altri! Inoltre c'era lo special guest, per l'occasione, anche "il mì babbo"!

Posso solo dire che mi sentivo bene, e già la mattina, dal risveglio, la colazione, il pezzo a piedi che separa la fermata della metro da casa mia...sentivo dentro di me, che avrei fato una bella gara, e che sarebbe stata una grande giornata, da ricordare. Arrivo in palestra presto, decido di togliermi la gara subito, quando c'era meno gente. Così faccio. Mi sentivo bene, e riesco ad aggiudicarmi la tanto sognata finale al Bside. Ancora ricordo, circa 5 anni fa (credo), la vittoria di Mauro Calibani, proprio al Bside, proprio nella tappa finale del TCC. Quella volta ero tra il pubblico, adesso, ero uno dei finalisti.

Così corro in isolamento, poi la ricognizione. Studio il blocco di finale per quel minuto (o quel che è) a disposizione, assieme agli altri. "Bel blocco" è tutto quel che ricordo di aver pensato, poi di nuovo, isolamento, fino a quel fatidico "tocca a te".

L'emozione è tanta una volta portato il culo sotto il blocco. In mezzo al boato del pubblico posso comunque chiaramente distinguere le voci dei toscani. La cosa mi diverte e mi carica al tempo stesso. Continuo a sentire gridare il mio nome, ancora ed ancora, fino ad un momento preciso: quello in cui decido, che sarei partito.

Mani sullo start.

Alzo i piedi dal materasso. Si parte.


Mi sono reso conto di quel che avevo fatto soltanto quando stringevo il top nella mano destra, mentre la sinistra, alzata verso l'alto, salutava la folla. Anzi, forse il momento preciso in cui ho realizzato, è quando la testa è andata giù, gli occhi chiusi: solo il sapore di quel momento. Avevo salito la finale, flash. So che magari è un pensiero un pò esagerato ed auto celebrativo. Ma questa volta, in piedi sul pubblico urlante, col top saldo tra le mani, quello della finale delle finali, la finale dell'ultima tappa del TCC, quella firmata Bside, c'ero io! Inutile descrivere l'emozione. Forse, quella era davvero la perfezione.

Ancora adesso, ad una settimana precisa di distanza, mi sudano le mani all'idea di quel che è stato, e penso che così sarà per molto tempo.

Sarò sincero. Tutt'ora credo che le gare non facciano per me, e viceversa. Sono sempre più convinto che gare e roccia, siano due sport completamente diversi, ed io non mi sono mai sentito parte del mondo agonistico. Il mio cuore ha infatti sempre battuto per le sfide con sè stessi, con la parete, con quella linea, quel movimento, quel colore della roccia... Inoltre credo che per quanto sia riuscito a vivere questo TCC senza stress, (nei limiti ovviamente, son pur sempre gare), prima o poi la competizione porterà sentimenti che non voglio facciano parte di me, mai, come l'invidia e gelosia. C'è sempre qualcuno più forte di te, e per quanto si possa vivere le cosa in modo sano, è normale che questi sentimenti possano prendere il sopravvento. E' tutto quel che vorrei evitare, affinché l'arrampicata resti una cosa speciale, il mio gioco, che faccio solo per me. Non so se riuscirò ad esorcizzare questi sentimenti per sempre, e se riuscirò a continuare a vivere questo aspetto dell'arrampicata (quello delle gare), solo con la voglia di scalare tutti assieme, confrontarsi, e magari dopo far festa, aldilà di podi, risultati, classifiche...solo divertimento.

Una cosa è certa:

Il 10 marzo 2012, è stata e rimarrà una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto nella mia carriera, ed una delle soddisfazioni più grandi che mi sia regalato nella vita, e per questo ringrazio di cuore chiunque abbia creduto in me, dandomi la possibilità di ricambiare con questo risultato.


Grazie ancora a tutti, toscani e non, e alla prossima!

20.2.12

The Jackall

Le foto non corrispondono al racconto. Scattate da Andrea Ribolini (mio coinqui) al Sasso Erratico vicino casa.



Sono attimi. Impercettibili ma infinitamente preziosi. Sono microscopici squarci di tempo in cui tutto, e dico tutto di noi, è concentrato in un'unica difficile azione. Certe volte il successo o il fallimento nascono e dipendono proprio da questi momenti, e l'arrampicata certo non si risparmia a ricordarcelo.

Ci sono volte in cui, si è in cerca dell'equilibrio perfetto, cercando di combattere rotazioni, forza di gravità e leggi della fisica, lottando in delicatezza...ogni movimento viene compiuto sul filo del rasoio, tra quello che è rimanere attaccati, e cadere. In quei momenti, tutto può fare la differenza, tanta è la concentrazione, ed ogni microscopica attività anche a noi estranea, come una folata di vento, un ramoscello che si spezza, o una cavolo di mosca che ronza troppo forte a chilometri di distanza, può esser fatale!

Ecco come tutto, ma proprio tutto del nostro corpo, dita-mani-avambraccia-bicipiti-spalle-pettorali-addominali-baricentro-gambe-piedi ma anche collo-testa (anche i capelli!!) e soprattutto MENTE, si impegnano a rimanere il più stabili possibili, concentrando il massimo della loro forza nell'unico scopo unanime a tutti gli interessati: Rimanere Attaccati.

Ed il tempo non passa più. Quello che se filmato nemmeno sarebbe un fotogramma, per uno scalatore può durare un'infinità, dalla quale può uscire anche stremato!

....è stato uno di questi momenti che ha fatto fallire il mio tentativo flash su "The Jackall", al Cubo.




Era proprio una bella giornata, ed io ero al settimo cielo perchè finalmente avrei toccato la roccia da quando sono a Torino. Non vedevo veramente l'ora di assaporare un tipo di scalata completamente diverso da quello a cui ero abituato, essendo cresciuto nelle bellissime falesie di calcare grigio e blu del Camaiorese, in Toscana.

Skanner mi guida tra i blocchi e mi mostra linee, con relativi miti e leggende, e devo dire che ho sempre più voglia di scalare. Tra foglie di castagno e faggi spuntano silenziosi blocchi grigi scuri, che si svelano pian piano mostrando i segni di chi, prima di noi, ha provato a salirli. Le chiazze di magnesite sembrano aver imprigionato addirittura le urla, di liberazione, fatica, gioia e rabbia, dei boulderisti che nel corso degli anni hanno reso questo posto un pò una leggenda.Subito mi diverto a salire qualche blocco falsh. Mi accorgo che in passato non ho mai curato più di tanto la scalata on-sight. Mi stressava, avevo ansia da prestazione perchè un solo tentativo è quello buono. Riscoprendo invece l'ebrezza ed il piacere di improvvisare, interpretare e lottare, mi rendo conto di quanto sia bello ed affascinante questo tipo di scalata.


Essa va interpretata secondo me come una sfida tra sè stessi e la roccia, e a darci la spinta a staccare i piedi da terra dev'essere la voglia di dare il meglio di sè stessi e vedere fin dove la nostra esperienza ci porterà, e non l'ansia od il terrore di fallire.

La giornata scorre solare e divertente, e la saccoccia delle soddisfazioni si riempiva piano piano. Poi arriva il tentativo su "The Jackall", 7b+. Il blocco è semplice quanto strapiombante. Dopo la partenza, un passo duro su biditi, e poi il bordo. Quattro movimenti. Quando sono partito non pensavo di andare molto alto, comunque sia mi ero studiato la sequenza prima, ed avevo in mente una strategia con i piedi che mi avrebbe permesso di superare quel movimento sui biditi facilmente, facendomi evitare un passo esplosivo e diretto molto duro, e che mi avrebbe riservato più energie per il lancio finale al bordo, che richiedeva la massima precisione.

Subito dopo la partenza mi rendo ovviamente conto che la strategia studiata era totalmente inutile ed infattibile. Buffo come sia diverso un blocco visto con i piedi a terra e non. capisco che non c'è proprio via di salvezza, qui c'è da tirare, e non poco! Senza perdere tempo alzo i piedi ed imposto il movimento per andare al secondo bidito, diretto. Il corpo si irrigidisce, le dita entrano e si fermano. Ci sono. Per un attimo mi rendo conto di aver già superato le mie aspettative, ma non mi distraggo ed alzo i piedi per il lancio, l'ultimo movimento. Se lo faccio, mi porto a casa "The Jackall" flash. Ci sono.
Lancio.



La mano destra afferra il bordo, preciso.
I piedi partono.
Il corpo si stacca dalla roccia, e scappa in fuori.
I muscoli si irrigidiscono, devono tenere la sbandierata.

Sono attimi. Impercettibili ma infinitamente preziosi. Sono microscopici squarci di tempo in cui tutto, e dico tutto di noi, è concentrato in un'unica difficile azione.

RIMANERE ATTACCATO.

I piedi sono nel vuoto, il corpo continua a dondolare, poi si ferma, sospeso a mezz'aria.
La mano destra è sempre ferma, col bordo saldo nel palmo e nelle dita.
Ci sono, sono fermo. Sono fuori. Sono fermo. Sono salvo. Ce l'ho fatta!

....poi arriva quel granello di sabbia, quel ramoscello spezzato, quella mosca a chilometri di distanza, quel poro della pelle, quel capello, quel sospiro di vento, o qualsiasi cosa sia veramente stata.

La mano destra scappa, ed afferra l'aria. Il corpo cade, e la forza di gravità mi rispedisce dritto in piedi sul pad. Come una moneta lanciata come trottola su un tavolo che perdendo velocità è insicura sulla facciata sulla qualche cadere, il mio corpo era rimasto lì, fermo con la presa finale in mano, in bilico tra l'esserci e il non, e proprio quando la moneta stava tendendo verso la facciata vincente...improvvisamente il mio tentativo era fallito.

Rimango incredulo. Avevo avuto la netta sensazione di essere riuscito a tenere quel bordo, d'aver fermato la rotazione...ancora un instante ed avrei accoppiato, concludendo così il boulder...ed invece....

"The Jackall" cadrà poco dopo, e la mia salita sarà un misto di soddisfazione per aver fatto un blocco come quello, e l'amaro in bocca per non esser riuscito per un nulla così impercettibile a portarmelo a casa flash. Sarebbe stato magico, ma alla fine mi rendo conto esserlo stato lo stesso, proprio per questo motivo., proprio per questi attimi.

Queste realtà parallele. Questi secondi che diventano secoli. Queste esperienze che solo chi ha vissuto può affermarne l'esistenza. Invisibili ad occhi esterni, ed indimenticabili per la persona che riesce a domarli, anche se per poco, ed anche se alla fine, fallisce.





4.2.12

Levitaciòn

Una delle cose che sicuramente più affascina dell'arrampicata, è la creatività. Molto spesso la vera soddisfazione si trova non tanto nella difficoltà, tanto nel piacere e l'onore se vogliamo, di aver trovato la soluzione, la giusta combinazione e sequenza di appigli, che ci permetterà di salire, o quantomeno, di andare più in alto.

Questo è quel che ho pensato oggi sul calcare di Uliveto, precisamente sotto il magnifico sasso del Diamante.


"Birra e saliva", la linea scoperta da Andrea Gelfi e Mauro Calibani. Una traccia grigia, compatta, dritta e strapiombante, fatta di una partenza niente male ed una serie di buoni buchi, che invitano le mani a muoversi, incrocio dopo incrocio, lungo di essi, accennando una sorta di doulfer, che sicuramente mi ricorda la scalata in fessura. Sebbene i buchi siano buoni, mi diverto un sacco in questa sezione, a scoprirne la delicatezza, la finezza e l'eleganza: pochi piedi a disposizione, solo appoggi piuttosto svasi su cui spingere, in punta di piedi, delicatamente, invitando il corpo ad una storta di dondolio, facendolo stabilizzare, avendo così l'equilibrio necessario per continuare a muoversi. Sembra quasi di essere "cullati" dal sasso.

La sequenza di buchi porta ben presto però, ad una delle caratteristiche del calcare....prese, prese, prese, e poi niente, solo un demoralizzante liscione grigio, che lascia sicuramente poco spazio alla fantasia.

Il gioco finiva lì, ed ahimè, non vi era altro che scendere sul pad, rassegnati, con un "vabeh".




Poi mi balena in testa l'idea di poter piazzare un bel lancio, alla fine della sequenza delicata ma su buchi, per prendere quel perfetto buco in cima al blocco, dopo la parte completamente liscia.


Il buco è semplicemente fatto apposta, dal basso sembra buono, e sembra esser stato modellato su di una mano sinistra...certo è lontano, quello senza dubbio. Ma se fosse possibile...Decido di tentare. Il sasso è anche abbastanza alto, e certo, l'idea di lanciare un pò intimoriva...sistemo i pad cercando di proiettare un'eventuale caduta dal movimento che avevo in testa, e poi basta. A tutta birra, senza pensare.

Supero la sequenza di buchi, al termine della quale, con un'accenno di lolot, era possibile alzare ancora un pò la mano sinistra andando a stringere un piccolo bidito. La mano destra rimaneva su una tacca buona. La posizione poteva essere favorevole ad un lancio. Gambe piegate, compresse a molla....non resta che tentare!

Comincio ad ondeggiare anche solo per tastare il terreno, e vedere quanto mi avvicinavo al buco, anche solo mentalmente.

"Al terzo slancio vado"

UNO: "Azzo, è più vicino di quanto pensassi! Cioè, è sempre lontano ma....è possibile, so che si può fare!"

DUE: "Eh si. Si può fare...Difficile, pauroso si, ma si può fare. Mi tocca farlo ora!!"

TRE: "Eccoci. Ora vado. Cattivo. Non pensare. Lancia. Spara. Vola."

Proprio mentre sto caricando il lancio, pronto e determinato a fare il mio tentativo volante, i miei piedi scappano dalla roccia, forse ci ho tolto troppo peso, lasciandomi spingere nell'aria, facendomi fallire clamorosamente, e senza farmi muovere di un solo centimetro verso l'alto! Mi ritrovo semplicemente, metaforicamente e non, col culo per terra, precisamente sul pad. Niente rabbia, niente frustrazione, solo il sorriso di chi accetta una sfida! Il lancio si può fare, ed anche se non son riuscito a staccarmici, son sicuro che sia la scelta giusta, non rimane che tentare!

Ecco la creatività nell'arrampicata, quel piacere di interpretare la roccia, di assecondarla col proprio corpo, sperando di essere all'altezza di un'idea, un sogno, un obiettivo.


Subito penso a John Gill, che oltre ad esser stato il padre dell'arrampicata sportiva americana, il primo a considerare il boulder non solo come un giochino propedeutico alla scalata con la corda, è stato anche colui che ha inventato il lancio in arrampicata. Immaginatevi questo pazzo che negli anni '60 piazzava dei lanci da paura su dei sassi alti 8-9 metri, staccando completamente il suo corpo dalla roccia per volare alla presa successiva...


Spesso le idee contano più dei fatti, o del riuscire a realizzarle. Spesso danno la spinta iniziale, gettano le basi per uno studio approfondito che porterà al progresso...lui era questa idea, ed a sua volta, ne era all'altezza, riuscendo così a salire linee impensabili, e che ancora oggi restano dei signor boulder, nonostante scarpette, crash pad e una cosa che si chiama 2012...



Dopo esser riuscito a salire il sasso e a liberare la linea, decido di dare un secondo nome, un sottotitolo...

"Levitaciòn", in onore al signore del boulder, che come spiega in una delle sue teorie, quando scalava, quando si preparava per un lancio, si concentrava a tal punto da raggiungere uno stato mentale di quasi meditazione, nel quale convinceva il suo corpo di essere leggero. Spiega che qualche volta, è persino riuscito a provare un leggero senso di levitazione...








29.12.11

2011


Il 2011 è stato un anno pieno di sorprese, belle e brutte. Non voglio cimentarmi nel gioco della bilancia, ovvero "pesare" le soddisfazioni e le delusioni, i piaceri e le seccature, le gioie e le paure, ma voglio limitarmi a gustarmi questa sensazione di arricchimento che quest'anno, bene o male, mi ha lasciato. Sono cambiate molte cose, ed io stesso ho potuto imparare ed imparare ancora, dagli eventi e dalle persone, arrivando a guardarmi indietro pensando a quanta strada ho fatto, da un anno a questa parte, sbagliando e poi riprovando.


E' bello sapere che qualcosa di buono si è riusciti a combinarlo, da soli. Tutto questo caos di parole vomitato qua, in questo piccolo angolo di mondo virtuale per dire che, se lo si vuole, si può essere sempre più forti, e si può sempre guardare avanti.


Non so bene cosa spettarmi da questo 2012, spero solo che possa essere ricco come lo è stato questo 2011, e magari anche più. Le cose arrivano, prima o poi, se uno sa cercarle! Sono le scelte che ci fanno andare avanti, passo dopo passo, appiglio dopo appiglio, ed anche se ogni tanto manca il coraggio, di fare quel lancio, quel moschettonaggio al limite, si deve scegliere quel che sappiamo essere la cosa giusta,con determinazione, senza pensare troppo alle conseguenze di un volo troppo lungo o del rinvio troppo lontano... Se si cadrà, forse sarà stato giusto, ma di certo potremo dire di aver davvero dato tutto. Varrà più che la riuscita.


Auguri ragazzi!

1.9.11

Mood

(Mud)


Almeno, credo che sia così che si scriva. Ma non è tanto scriverla, quanto spiegarla, darne una definizione di questa parola che non è semplice.

Per quanto avessero provato a spiegarmela, e per quanto io avessi detto di capire, la cosa non mi è stata mai chiara come quando l'ho provata sulla mia pelle...

...e son cose, sensazioni, che magari scopri di aver già provato, vissuto. Così è stato anche per me, ma a volte, saper che le cose hanno un nome preciso, fa piacere, poichè spesso tali cose esistono "ufficialmente" solo dal momento in cui sai come chiamarle!

Così è il Mood, e come è stato per me, lo sarà stato anche per molti altri.

Ma cosa mai sarà quest'invenzione? Potrei rispondervi con le parole che direi, se mi dicessero "spara una definizione da vocabolario di Mood", ovvero, come l'ambiente di condivisione che si raggiunge quando c'è un certo tipo di armonia fra le persone presenti, che hanno una stessa passione.



Nell'arrampicata, il Mood è una condizione indispensabile, almeno, per chi crede che questo sport non sia solo un "ciapa e tira", come dire..un'attività per soli muscoli. Ecco, oltre al bel tempo meteorologico, il Mood è fondamentale per passare una bella giornata arrampicatoria, ma non solo. Ecco come l'arrampicatore, quando arriva sotto parete, magari sole ed aria fresca...aspetta quel qualcosa in più, come il surfista che aspetta l'ultima onda, prima di uscire dal mare, prima di tornare alla vita di tutti i giorni.

Il bello del Mood, è che non lo vedi, e non ti accorgi di quando effettivamente, si è creato intorno a te ed attorno a chi ha contribuito forse involontariamente, a permettere che un tale fenomeno si verificasse, proprio lì, proprio quel giorno.

Semplicemente...stai bene.



Quando c'è un bel Mood, non conta più se hai realizzato la via, o se hai preso la più grande batosta della vita, ma sarai sicuro di aver passato una giornata che difficilmente appassirà nel cesto dei ricordi.

..e tra risate, "discorsi a randello", (come si usa dire da queste parti), e tante altre piccole cose, tutto ciò che di brutto c'è, di angosciante, da cui costantemente cerchiamo di scappare ed evadere, sparisce. Magari solo per poco, magari solo per quei pochi secondi in cui, il tuo corpo era in equilibrio ed armonia perfetta con la parete, prima che un piede scappasse di colpo, e il vento della caduta ti ricordasse, che a volte, le cose son belle anche se non son perfette.


Ma vissuta nel modo giusto, e con le persone giuste, il risultato sarà un Mood perfetto. E se mai i problemi del quotidiano vi raggiungessero in un qualche arcano modo, non potrete far altro che ridergli in faccia, e continuare la vostra avventura, a testa alta, e col sorriso in viso, in compagnia di un buon amico che come voi e con voi, vuol solo gustarsi delle buone ore di vita :)


...a Luchino Di Ciolo,


che mi ha permesso di vivere questi ultimi giorni d'estate con uno spirito unico.






24.4.11

...e se...


E se l'arrampicata, non fosse altro che una cosa mentale?


Questo mi domando ultimamente, da quando ho ripreso. Vado in un posto e scalo, e salgo. Salgo ma non penso, scalo solamente...ma salgo. Poi magari scendo giù, e mi dicono, ed io stesso da una parte, che quello che ho fatto è più che buono...e lì, arriva il caos.




Il fatto, è che avendo smesso per 3 anni...uno dovrebbe essere chiaramente più acciaccato di quando era nel periodo d'oro. Non per vantarmi, (e non sto dicendo "non per vantarmi" in tono sarcastico, facendo capire che in realtà mi sto vantando eccome), ma comunque mi accorgo, di essere migliore di prima, di quando scalavo 3 anni fa che sembravo una macchina da corsa. Mi accorgo infatti, di essere migliore, attenzione: non di essere più allenato.




Mi domando spesso quindi, come sia possibile tutto ciò. Magari provo una via, mi piace, tanto. Quando la faccio, per soddisfazione personale, bhè, mi sembra quasi facile, ma non per me, per tutti. Perchè non riesco a visualizzare la difficoltà che c'è nel mettere insieme dei singoli passaggi tutti risolti. Questo è il caos, perdo di vista i riferimenti, anzi, non li ho proprio, per capire se sono stato bravo o meno, se era facile o no, o se semplicemente e da un punto di vista affettivo, non ho fatto altro che fare il mio dovere verso la via, ovvero, salirla. Punto e basta.




Cos'è cambiato in questi 3 anni? Sicuramente la forma fisica, ma forse, in negativo. Poi capisco, che l'unica cosa che è cambiata, e notevolmente, manifestandosi sotto forma di Rinascimento Interiore...era la testa.




Forse sto divagando, ma il punto è... Se le braccia e le gambe non servissero a niente nell'arrampicata? Ovvero, servono, ma se non servissero ad altro che per salire meccanicamente, ecco, come "mezzo" per salire? Se davvero, tutto, fosse solo mentale?




Quando non c'è limite, non ci sono barriere, nè ostacoli tali da poter minimamente intaccare una mente positiva....son cazzi. Son cazzi perchè anche solo se è la via più facile del mondo, non puoi altro che divertirti e giocare, sorridere ed imparare, da te stesso, e dalla roccia.




Non so spiegarlo. Ma credo, che chiunque una volta abbia provato la sensazione capisca più che bene. Ed io, avendo rimosso tutto dei 13 anni in cui ho scalato che mi provocava un minimo di stress, ricordando solo le cose belle, mi ritrovo come dire, con una testa vuota, una mente vuota, alimentata solo dalla voglia di salire, non per fare il grado, o fare la via difficile, ma per scoprire, sensazione per sensazione, quella parete, quella linea che mi ha stregato con un colpo di fulmine, o anche solo, quella che mi ha riservato delle sorprese inaspettate, quasi come fosse un entità parecchio più saggia e piena di esperienza di me.




Liberatevi, dimenticate ogni tipo di stress, qualsiasi cosa che vi faccia star un minimo male, o in ansia, voi e quelli intorno. E scalate, senza sapere il grado delle vie, ma solo scoprendone il loro fascino presa dopo presa (se c'è, sennò avete scelto una compagna un pò difficile!).




Quel che serà sarà, ma sentitela.






Enjoy the Route!



Elle

7.4.11

Alcune cose...

Gli anni passano. Anche le acque sotto i ponti, alla fine, passano. Le cose accadono, alcune magari no...alcune tornano a galla, alcune giungono al termine. Finiscono ere, ne iniziano di nuove. Meteore, sogni, obbiettivi...fallimenti. Si cresce...ma a volte, è solo il tempo a poter aggiustare le cose, e quando è così, non si può che aspettare, e forse, sperare. E' giusto a volte lasciar fare, mollare le redini per cederle a lui, eterno giudice e meccanico di fiducia delle nostre vite. Impeccabile, severo, riesce talvolta a render di nuovo felici. O magari no. Ma una cosa è certa gente...le cose vere....rimangono, e prima o poi....ritornano.

Grazie a chi lo sa.



Elle

15.3.11

CONFINE

Sopra, troverete LUCABLOG2, sotto, il primo lucablog. Ho deciso di mantenere lo stesso blog per via di tutti quelli che mi seguivano qui, su questo indirizzo, e anche per una questione di affetto puro. Però era il momento di cambiare pagina, così, ho deciso di separare i due da questo post.

Have fun

Elle

8.9.09


Penso che siano i giorni più strani dell'anno. Quando inizia, ti ritrovi con i tuoi amici a dire frasi stroriche del tipo "Quest'estate voglio fare di tutto!", o più specificamente "Oh, quest'estate si va una settimana lì, un mese di là, si va di su, si va di giù..." Durante invece, ti ritrovi sempre con lo stesso gruppetto di amici e compagni di sventure, (anche se adesso vi ritrovate di sfuggita) a dirne altre, un pò più ritagliate per farle entrare in un ipotetico contenitore di idee... Queste idee adesso sono sempre accompagnate da parole come "Lavoro, giorno libero, stanchezza"... Che poi combinate tra di loro possono dare diverse sfumature alla frase in sè per sè. Così, per farvi un esempio: "Eh, non posso perchè lavoro. Non ce la faccio, ieri a lavoro sono diventato matto. Ah, martedì dici? Non è che si può fare Mercoledì che è il mio giorno libero?" E così i morali cadono, o almeno, si ridimensionano.

Adesso sono quei giorni di transizione. Quei giorni in cui sei strano, ti senti strano. Si, perchè nei giorni in cui finisce, c'è qualcosa nell'aria, e non sono la musica che viene dalla spiaggia, o l'asfalto che si squaglia al sole, oppure quel giacchetto che così, ti porti dietro nel caso possa cadere un meteorite e dovesse per caso scendere la temperatura sotto i 50 gradi in segiuto ad un attacco alieno. Adesso è diverso. L'aria è fresca. Molto, molto fresca. La città si spopola, i turisti se ne tornano nelle grandi città. Vai in giro, e vedi che le persone, se bene magari parlino tra di loro, sono silenziose. Si, perchè tutti, tutti lo sanno, ma nessuno lo dice. Un pò per timidezza, un pò per rabbia, un pò per paura che l'inverno si avvicini ancora di più, come fosse un avvoltoio in agguato dietro l'angolo. Questa attesa silenziosa, quella ombra luce che la gente ha negli occhi, quelle leggere e timide sfumature nelle parole di chi si incontra per strada e che magari non si vede da un bel pò di tempo...

E' questo che c'è nell'aria in questo periodo. Questa aria vuole ricordare qualcosa, è come se ci fosse un gigante che da sopra ti guarda, e ti sussurra nell'orecchio che l'estate è finita. E così capisci, che quel freddo che senti la sera quando esci, e che non è freddo, ma è freddo al punto giusto, quel che basta per ricordarti di indossare pantaloni lunghi, di metterti le scarpe...e se per caso la sera hai voglia di uscire, e di incontrarti con gli altri...mettilo. Si, non fare finta di non capire. Quel giacchetto che hai nel sottosella. Si, quello che ti porti dietro da tre mesi in caso cada un meteorite.

Adoro questi giorni. Ovviamente li odio al tempo stesso, ma mi affascinano decisamente. Questa voce che ti sussurra sottoforma di vento tra le foglie degli alberi, di silenzio tra le persone, di ombre negli occhi. Il tempo sta finendo, presto ognuno tornerà nella propria aula, visto che la campanella della fine ricreazione è suonata da un pezzo.

Cosa posso dirvi, stamattina mi ritrovavo qui, a guardare dalla finestra, guardando il tempo che se ne va, senza poter fare niente se non sorridere, e pensare a quanto siamo piccoli. Ho deciso di accendere questo computer, e provare a fotografare quest'aria di Settembre...e perchè no, pubblicare il tutto sul mio blog, che era in disuso da un bel pò... Questa è ufficialmente la mia ultima settimana di estate, dato che ho finito di lavorare, e lunedì inizia la quinta superiore. Ed anch'io come tutti, cerco di non pensare a ciò che mi aspetta, facendo finta di niente, come se non sapessi, come se non sentissi ciò che quest'atmosfera solitaria ci sussurra nell'orecchio. Ho ancora una settimana per ritrovarmi congli amici a dire "Oh, in questa settimana si va tutti laggiù e ci si diverte un sacco!!!"

1.9.08

Ceuse

Beh, che dire? Mi sembra un bel po' scontato dire "o mio dio com'è bella la falesia di Ceuse è la più bella in cui abbia mai scalato ecc....." Nel mio caso l'unica cosa originale che posso dire, riguardo ai 10 giorni passati con Cri in questo bel posto è......Bel modo per ricominciare!!!!!:)

Malgrado io non ci tenga particolarmente a ripetere ciò che tutti (e dico tutti) ripetono una volta dopo essere stati a Ceuse, non posso far a meno di dire......PORCA MISERIA QUANTO E' BELLO!!!!!!!!! Potrei riuscire ad immaginare una falesia più bella, si: UGUALE MA CON MENO SENTIERO!!!






Guardate bene la foto, e senza farvi catturare dalla bellezza delle pareti, concentratevi su quei chilometri di pendio che sale per cinquecento metri. Beh, certo, magari siete abituati a cose peggiori, ma io parlo a nome di tutti quelli che odiano camminare con lo zaino, corda e rinvii sotto il sole!! Comunque, il sentiero non è particolarmente faticoso se sei senza zaino (poichè vengono lasciati ai piedi della parete per essere meno carichi, ma il primo giorno e l'ultimo sono i peggiori, perchè nonostante la tentazione di abbandonare tutto il materiale lassù pur di non tornarci a piedi, devi riportare tutto a casa.....)


Io e Cristiano ci siamo accampati in un prato al campeggio, ci si svegliava puntualmente tardi, per poi fare colazione a base di baguette e marmellata. I chilometri di roccia calcarea grigia, arancione e blu che si snodavano sopra di noi e nei quali ci imbattevamo tutti i giorni alzando lo sguardo dopo un lungo sonno (direi letargo), restavano al sole tutta la mattina, così, passavamo il tempo leggendo e ascoltando bella musica.... Verso le 3 partiva l'angoscia del sentiero, che abbiamo affrontato con coraggio per sei giorni di fila senza pause, e scalando anche parecchio una volta giunti ai piedi della falesia. Naturalmente una volta sotto la parete, passa un oretta se non di più, che nel caso tu voglia o no, passi a bocca aperta a sbavare sulla perfezione delle linee di quel posto.










Questo accanto è un assaggio di ciò che hai sulla sinistra alla fine del sentiero....La linea centrale grigia, è una certa via che si chiama Biographie....:)




La vita al campeggio è veramente una figata, gente che viene da tutto il mondo, niente orari, stress o cose del genere..... Sarei stato una vita.


che figata!

Beh, per quanto io possa sforzarmi cercando di farvi capire cos'è Ceuse, penso che non ne avrete mai un idea finchè non fate una qualsiasi via laggiù. Penso che nemmeno se riuscissi a prendere 10 al tema d'italiano con il mio professore capireste che posto fantastico è....






A proposito, mi ero dimenticato....Il mio tema, quello del Petrarca, ricordate? Beh, niente da fare, ho ottenuto il solito 6 e mezzo....Però mi è servito tantissimo! Infatti, qualche settimana dopo mi sono reso conto che forse in realtà avevo scritto proprio delle grosse cazzate, e mi è venuto in mente che forse la volta dopo avrei dovuto evitare le smancerie e le riflessioni tipo "fine del film", le morali o quelle cose là. Nel tema successivo non ho fatto nemmeno un commento personale, se non il "sono daccordo", invece del solito " Io penso che, io credo che in realtà, secondo me ecc...." Beh, il tema era sul Volontariato. Per fortuna il giorno prima avevo letto un articolo di giornale che parlava di cose più o meno inerenti, che naturalmente non ho esitato a citare nel mio tema, riportando solamente i fatti reali e senza troppe smancerie. Beh, il risultato è stato sconvolgente per me.... Ho preso 8.... Mitico, e mi ha anche fruttato il 7 in pagella a italiano!!!! hahahaha!!!!






Ragazzi, se dovete andare a Ceuse, lasciate pure le maglie rapide a casa, perchè tanto non ci entrano nelle ferle!:) Quindi fuori le palle, e scalate anche se lo spit è cinque metri sotto di voi!!!!:D Ma se invece dovete fare un tema, ed avevte un professore parecchio severo, mettete da parte le romanticherie, e il giorno prima del compito leggetevi il giornale, potrebbe capitarvi di beccare proprio l'argomento giusto!!!!






PS: Lascio a voi il giudizio, anche se giuro che le foto non rendono!!!!
























































5.6.08

Into the “pace interiore”








Questa foto? Bella, vero? Sono io il giorno del mio compleanno che salto giù da una duna di sabbia…(La foto che viene dopo, quella del “dopo salto” non ve la mostro!!!) E’ risalente al 05/04/08… Poche ore dopo avrei scoperto che i miei compagni di classe mi avrebbero regalato un motorino… Uno SCARABEO 4 o 2 tempi a iniezione. Bordò. Mitico. Il giorno del mio compleanno rientrava nel periodo di qualche mesetto che io chiamo fieramente “la mia vacanza”.

Già, la mia vacanza. Era già un po’ che ci pensavo, ad essere sinceri… E ad un certo punto ho deciso di fare ciò di cui istintivamente sentivo di avere bisogno. Una bella pausa dal mondo dell’arrampicata. COOOOSAAAA?????? Sissignori, avete capito benissimo! Sapete, ultimamente era veramente stressante. Dover essere sempre in forma perché la gente si aspetta un sacco di belle cose da te, allenamenti, paranoie, ansie… Cercare di tenere il passo con gli altri… Beh, proprio per questo ho scelto di prendermi un periodo di isolamento.

Perché questo a me succedeva oltre che nelle gare anche in falesia! Mi sentivo osservato e gufato, e non riuscivo più a scalare in quelle condizioni! Così ho lasciato stare per un po’. Senza risentimenti, senza cattiveria nei confronti di nessuno… solo una cosa mia, ecco. Quella nella foto è una domenica…. Forse la prima domenica (o una delle pochissime fino ad allora), che io ho passato senza arrampicare. Inizialmente mi sentivo un po’ in colpa con me stesso, perché sapevo cosa rischiavo. Non nel salto dalla duna, ma nello smettere totalmente di fare una cosa che facevo da anni ed anni per qualche mese, finché non mi sarebbe tornata la voglia.

Si, perché di quello si tratta. Forse perché l’estate scorsa ho chiuso tutte le vie più dure delle mie parti… circa 11 vie sopra l’8a e fino all’ 8b/c… Tutte in un massimo di sei tentativi. La soddisfazione è stata immensa per me, ma non avendo più obbiettivi, diventava tutto così monotono e noioso… Quasi tutto. Avevo fatto tutte le vie che sognavo di fare in una vita in circa due mesi e mezzo, tra gare eccetera, senza pensare a come sarebbe stato dopo. Senza obiettivi.


Ecco qua, questo è quello che ho capito del mio recente rifiuto per l’arrampicata in falesia. Per quanto riguarda le gare, di quelle mi sono rotto i ciglioni già da un po’, e non l’ho mai ammesso. Ragazzi, scusate i termini, ma che palle stare lì tutti al massacro per un inutile numero su un foglio di carta!!!! Non ne capivo più il senso… Ma la cosa che mi dava più fastidio era la gente. E’ facile immaginare perché. Lo stress!!!!! CAAAAZZOOOO CHE STRESSSSS!!!!!!


Durante la mia vacanza nella vita normale, ho cercato di conoscere meglio quel misterioso individuo

che era Luca Andreozzi di tutti i giorni, fuori dall’arrampicata… E’ stato veramente strano, interessante…. Il Luca che va a scuola, esce con gli amici, sta con la ragazza, va alle feste, è la persona più misteriosa che io abbia mai conosciuto! Giuro! In genere questo ragazzo era sempre apparentemente nascosto dietro il Luca dell’arrampicata, ma mi accorgevo che nella vita normale il Luca dell’arrampicata era rimaneva nascosto dietro, nel più profondo e misterioso abisso di….me. Lo so, sono strano, ma vi assicuro che non ho fumato niente! Sono sicuro che molti di voi mi capiscono. Io ho cercato di tirare fuori il coraggio di conoscere il Luca normale, dato che il Luca dell’arrampicata lo conosco da sempre… anche da troppo tempo! Analizzando i due personaggi, ho trovato cose in comune, ma anche enormi diversità. Spero che i due prima o poi si uniscano a formare LUCA. Una cosa che amo alla follia dell’arrampicatore è il suo coraggio e la sua esperienza. Quando scala ed è il momento di rischiare il tutto per tutto, lui va, sicuro di se al 120%! Ha le palle! Ha un sacco di esperienza, e sa bene o male adattarsi ad ogni situazione… Il Luca normale non rischia molto… O forse si, però mai come il primo. E’ un po’ fumino, e un po’ ribelle. Alcune volte esagera in effetti, ma anche questa cosa mi piace. Lotta per quello che ritiene giusto!


Sapete una cosa strana? Che chi conosce il Luca dell’arrampicata non conosce il Luca normale e vice versa. Sono veramente poche quelle persone che li conoscono entrambi. Non ho mai mescolato ad esempio, i miei compagni di scuola con quelli dell’arrampicata. Non saprei come comportarmi fra l’altro.

In conclusione, la diagnosi è che:

Il Luca normale, quello di tutti i giorni, scalciava per uscire dall’ombra del Luca dell’arrampicata, e non riusciva più a stare là dietro nascosto. Ha resistito più che poteva. Ora è libero, contento, allegro, e i due “Luchi” si stanno simpatici adesso!


Penso che presto diventeranno un Luca solo. Comunque tornando al fatto che non sono fumato, continuo a sottolinearlo. Adesso la scuola è finita, o quasi, e mi sento pronto a

tornare ad arrampicare come ai vecchi tempi, anche se ci sono ancora un paio di pensieri che mi fanno passare la voglia… Adesso penso a sabato 7 Giugno, quando suonerà la campanella all’ultima ora. Prendo il mio scarabeo, strombazzo con il clacson per un po’ mentre torno a casa, nel pomeriggio Nutella Party con i miei amici, cenetta, passeggiatina, alle 22.00 macchina o autobus, aeroporto di Pisa, aereo, Sardegna, Deep water soloing !!


3.3.08

Le falesie fioriscono a primavera



Tutti ci stiamo risvegliando dal torpore dell'inverno.
E' simpatico ritrovare persone che non vedevamo da qualche mese.
La luce filtra sempre più forte tra i rami degli alberi consentendoci di scaldarci .
Le canne ancora gocciolano, ma a tratti già si lasciano stringere.
Come sono duri i tiri, anche solo vederli.
...Poi un passo dopo l'altro si sale e si ricomincia a sentire la musica.
Si la musica,quel motivetto, quella canzone che quando tutto gira bene ti accompagna sino alla catena.
Tiro dopo tiro arriviamo al tramonto , e sono ormai le sei
di sera ...
Siamo ancora pieni di polvere di magnesio respirata durante le ore spese al chiuso e già cerchiamo di pianificare fine settimana, viaggi e vacanze !

Benvenuta primavera !

(foto Carlo Lazzari)