25.5.13

La fine che non ho fatto

Il problema di avere un Blog da aggiornare su ispirazione, comporta diversi problemi, primo fra tutti il fatto che va aggiornato su ispirazione. A volte si è a corto di storie, oppure se ne hanno ma.. che cavolo ne so. Insomma questa volta era un pò che me ne stavo zitto zitto, ma per rendermene conto avrei dovuto aspettare la pioggia.

Così, quando qualche giorno fa mi sono ritrovato rintanato sotto ad uno strapiombo con un pugno di disperati arrampicatori, che come me erano sgattaiolati via di casa nell'intento di sfuggire al maledettissimo divano alla volta di qualche pezzo di roccia asciutto (tanta speranza poco successo), uno di questi compagni di sventura mi si avvicina curioso, e delicatamente, mi fa:

"Luca.. ma te.. CHE FAI?!? Sei sempre così misteriosamente sfuggente, non ti si vede mai..scali??"

Al che, la mia espressione dev'essere risultata più o meno.. 
A quel punto, la mia mente corre veloce a qualche settimana prima:

Pioveva, tanto per cambiare: Lo intuivo, non c'era bisogno d'averne la certezza trascinandomi fuori dalle calde coperte per andare alla lontanissima finestra, col pavimento gelido  eccetera eccetera zzzzz. In mezzo ai tuoni ed al picchiare della pioggia contro la finestra, distinguo chiaramente un suono ben più assillante, acuto, forte, RIPETITIVO. Sperare che smetta mentre mi rigiro nel letto non serve a niente, non un attimo di pietà, non un'esitazione. Nulla. Quella fastidiosa insidia mi costringe a mettere timidamente un occhio fuori, e subito vengo bruscamente accecato dalla luce lampeggiante, irrequieta, insopportabilmente attiva. Il contrario di me. Mettere a fuoco. 

Il mio cervello va veloce nel darmi le informazioni necessarie a capire che quel che mi sta svegliando da bellissimi e dolci sogni, è il maledetto cellulare. 

Da qualche parte sullo schermo la scritta "BABA" mi suggerisce chi è che mi sta chiamando, ma sinceramente credo di essermene reso conto dopo aver risposto. Non ricordo esattamente quel che mi ha detto, io la conversazione me la ricordo più o meno così:

BABA: "Oh, si va a Kalymnos?
IO: "Si."

Di lì a qualche tempo, tutto sarebbe stato bianco verde e azzurro.







Il primo giorno sarebbe stato una pacchia, nonostante le ore di volo. Così scalo, stringo, spenzolo, tallono, lancio e... mi appendo (anche), insomma, tutto nella norma. "C'è da conservarsi". "E' il primo giorno". "Non distruggersi". "Andarci piano." Se avessi saputo che quel giorno sarebbe stato l'apice del mio successo in questa tappa greca, forse avrei cercato di approfittarne. Ma non potevo prevedere che LEI sarebbe giunta, l'indomani. 


Forse ancora stavo dormendo, forse ci stavo provando, oppure è stato quando ho aperto gli occhi. Lei c'era, ed io non potevo farci proprio niente.
La chiamerò AGONIA.
Ancora oggi non mi spiego cosa esattamente mi sia successo, molti uomini stanno ancora lavorando al caso, ma pare che l'ipotesi più in voga sia quella di una strana malattia greca che colpisce i maschi senza barba
recando effetti collaterali gravissimi (in rari casi anche mortali) i cui sintomi principali sono:

Debolezza infinita, fatica estrema e perenne,  annaspamento su sentieri, svenimento su pietraie, senso di smarrimento verticale, senso di morte imminente, offuscamento della vista, disagio sociale, ancora senso di morte imminente ed una forte, onnipresente, schiacciante repulsione dalla roccia. 


Per farla breve il tutto sfociava nell'acciaio più totale. Un disastro.

Passano i giorni e non la fatale malattia, ed intanto tutti intorno a me sembrano felici, pieni di energie, Baba in primis più scatenato che mai, e continuano a stamparmi in faccia ogni cosa, compreso tutto ciò che prima di quella vacanza io consideravo alla mia portata. 
Che fare? Cosa dire? Bisognava reagire, a costo di fare rime stupide! 

Il mio amatissimo NRG (alcuni sostengono che fosse semplicemente un motorino noleggiato, ma vi dico che c'era un feeling particolare tra di noi), decide di non fermarsi alla Grande Grotta, ma di continuare la tortuosa stradina che circonda l'isola fino ad un affollatissimo parcheggio, dove su un sasso sta scritto in blu "Secret Garden".

Lì capisco che se volevo farmi valere combinare qualcosa, quello era il giorno, quello il posto: mi sento meglio, (quasi) energico (quasi)...sarà che il sentiero è in discesa...ma andava bene così.

Inizio a scalare, e sebbene la situazione sia notevolmente migliorata, sento che le cartucce da sparare sono ben poche, decido così di farla breve con le vie propedeutiche e tentare il tutto per tutto sulla VIA. Appena ero arrivato in falesia ci avevo messo lo zaino sotto, e gli occhi sopra. Una linea corta, bella, un bel passo di boulder a partire, riposo quasi totale e dopo continuità, da giocarsela. Inoltre, cosa da non trascurare, lungo la via spenzolavano tanti simpatici e amichevoli rinvii montati in precedenza da qualcuno prima di me. Mancava giusto di scalarla. Basta, raccolgo le mie cose e mi ci piazzo sotto. Sento di avere un solo tentativo (forse), poi la malattia si sarebbe impadronita di me, avrebbe fatto aprire mani, tremare gambe, messo il panico negli occhi... probabilmente sarei morto... Ma siamo in Grecia, e bisogna seguire il buon esempio.
Così mi lego, infilo le BOOSTIC, chiamo a me ogni energia rimasta in corpo, e grazie al tifo della mia banda...

...avrei eroicamente avuto la rivincita sull'agonia cronica dei giorni passati. O almeno, ci avrei provato.
Fino alla fine.

Parto, so che non c'è tempo per i convenevoli, LEI mi strapperà dalla roccia se non mi muovo. Scalo, scalo veloce e senza paura, il boulder si avvicina, so che posso farlo, vincendo così il riposo.

Là sarei stato le venti ore necessarie per allontanare l'AGONIA dai miei avambracci, là l'avrei illusa. L'avrei ingannata.


Tiro ste prese, e con il coltello tra i denti, eccomi al riposo. Questa nicchia a metà via è la mia unica speranza. Riposo. Riposo. 

Riposo.

Riposo.

Riposo.

Insomma, due balle!

Riparto, e se ben titubante sull'ultimo passo delicato, mi avvio verso la scia di zappe che mi separa dalla catena, ma proprio mentre tutto sembrava finito, eccola che si fa sentire. Si accorge dell'inghippo, della fregatura.

 "Te la faccio pagare" mi disse, ed io stolto, la ignorai.

Sono ad un paio di spit dalla catena, in mano solo prese enormi. Le braccia pulsano, le dita iniziano ad aprirsi, i gomiti ad alzarsi. Non è possibile. Non ora, non qui. Meglio cadere sul passo chiave sotto, meglio cadere perchè scivola un piede, ma non morire d'acciaio sulle zappe di Dio. 

IO: "Abbi pietà, AGONIA, risparmiami!"
AGONIA: "COL CAZZO!"

Scappare, andare via, fuggire. Scorre veloce la roccia sotto di me, moschetto rapidissimo come un cecchino, nemmeno controllo che la corda sia dentro il moschettone che riprendo la corsa, ed eccomi sotto la catena, un paio di manate, la vedo, mi spenzola in faccia. I gomiti sono talmente alzati che per un attimo ho paura che rimangano così per sempre.

(si, stimo che per i 90 anni mi sia venuta, ed anche lunga)
Respiro, ho il fiatone, ormai so di essere un tutt'uno con AGONIA, ma la catena è così vicina!! Mi basterebbe alzare i piedi di dieci centimetri per toccarla. Non riesco a muovermi. Il corpo è piombo, i gomiti si alzano, le dita lentamente si aprono.



D'un tratto alzo le mani, alzo i piedi frettolosamente. Prendo corda, ne prendo ancora, miro la catena. Spero solo che il moschettone si apra. Ed il moschettone si aprì. "Sirtaky Lessons", onsight c'è.

"AGONIA, fa di me quel che vuoi adesso. Ah, dimenticavo, VAFFANCULO!"

I pochi giorni rimasti della vacanza saranno per me solo birra e spiaggia. Mi preoccupo quando in aereo, al ritorno, le mie braccia sono ancora completamente ghisate, come fossi appena sceso. Così resteranno anche tornato in Italia, qualche giorno ancora. La vendetta di AGONIA. Poi un giorno, esattamente come era venuta, LEI sparì. Niente barbe comunque. Tranquilli.

Ed eccomi qua, rintanato sotto ad uno strapiombo, mentre fuori piove a dirotto. Uno sventurato come me mi si avvicina:

"Sei sempre così misteriosamente sfuggente, non ti si vede mai..scali??"

"Ho appena finito di sghisarmi" penso.

"Scalicchio" dico.


Ci tenevo a fare particolari complimenti a Andrea (BABA) Lottini che ha veramente scalato l'isola con una grinta unica portando a casa grandi risultati. Il resto (posto-panorama-mare-falesie-roccia-vie) lo sapete già. Per non trattenervi oltre, una foto significativa.

Alla prossima!